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La terapia di gruppo di stampo gestaltico

La terapia di gruppo è una forma di psicoterapia comune, e molto utilizzata, che si focalizza sulle interazioni tra i partecipanti con lo scopo di aiutare a risolvere le difficoltà emotive, ed incoraggiare lo sviluppo personale dei partecipanti al gruppo.
La psicoterapia di gruppo è adatta alla risoluzione di diversi problemi e difficoltà (ansia, depressione etc.) e generalmente il gruppo è il più eterogeneo possibile (uomini e donne di diverse età).
Le principali forme di terapia di gruppo sono 4: Approccio cognitivo-comportamentale, Modello dinamico, Modello analitico e Gestalt. Qui di seguito ci concentreremo su quest’ultima, la terapia di gruppo di stampo gestaltico.
La psicoterapia dell Gestalt è considerata una forma di psicoterapia umanistico-esistenziale, il cui principio di partenza è che il tutto è differente dalla somma delle sue parti. La Gestalt sostiene che ogni individuo è costantemente bombardato da una serie di stimoli, ma il sistema percettivo seleziona solo alcuni di essi e li organizza in strutture significative (Gestalt). Dal punto di vista psicologico ciò significa che ogni individuo percepisce sé stesso, e il mondo, come il risultato di un insieme di stimoli selezionati dal suo sistema percettivo.
Per ciò che concerne la terapia di gruppo, l’approccio gestaltico si differenzia dagli altri per il concetto di qui e ora. Lo psicoterapeuta si focalizza più sul come che sul perché, privilegiando la descrizione dei fenomeni alla loro spiegazione. In altri termini viene prestata particolare attenzione ad alcuni aspetti come: intonazione della voce, respirazione, postura, movimenti inconsci, gesti etc.
Un’altro aspetto caratteristico della pscioterapia di gruppo Gestalt è la costante attenzione dello psicoterapeuta nei confronti dei pazienti. Fritz Perls autore del libro Gestalt Therapy (1953), testo cardine della psicoterapia della Gestalt, poneva ai suoi pazienti 4 domande: Cosa senti?; Cosa vuoi fare ora?; Cosa cerchi di evitare?; Cosa ti aspetti da me? Domande che rivelano l’attenzione dello psicologo di stampo gestaltico ai fenomeni in superficie attualmente percettibili.
Oltre al concetto di qui e ora e all’attenzione che lo psicoterapeuta pone, l’approccio gestaltico si differenzia dalle altre forme di terapia di gruppo per l’importanza che da al gruppo, il quale è percepito come “terzo elemento” della terapia oltre al paziente e al terapeuta. L’approccio gestaltico percepisce, infatti, le dinamiche interattive del gruppo come un elemento fondamentale del lavoro, grazie alle quali è possibile raccogliere informazioni significative.
In conclusione possiamo afferma dunque che lo scopo della terapia di gruppo della Gestalt è permettere ai pazienti, tramite l’espressione di sentimenti ed emozioni, di ottenere una maggior consapevolezza delle loro dinamiche interpersonali ed interne.


L'importanza della figura dello psicologo nell'accoglienza dei migranti

L'Italia sta ultimamente conoscendo una fuga di italiani verso l'estero davvero massiccia. Eppure il nostro Paese, se da un lato viene disdegnato da giovani e meno giovani, dall'altro rappresenta una vitale meta d'approdo per altre persone che, purtroppo, non hanno scelto di migrare per motivi economici ma sono state costrette per altre contingenze più gravi. Parliamo dei tantissimi rifugiati che sbarcano ogni giorno sulle nostre coste, di coloro che scappano da regimi totalitari e da dittature sanguinose, e dei richiedenti asilo che cercano protezione internazionale.

Lo SPRAR e la figura dello psicologo

In Italia sono sorti, in tutto il territorio, dei sistemi che accolgono i rifugiati e si occupano di tutto quello che concerne il vitto, l'alloggio, l'orientamento e le campagne informative: questo sistema è denominato SPRAR e conta al suo interno anche la figura dello psicologo, il cui scopo è duplice: fornire assistenza psicologica ai migranti, provati da viaggi disumani e da situazioni disastrose, e supportare anche il team di professionisti che si occupa di loro, e che spesso è costretto ad assistere a scene molto provanti.
Parliamo di uno sbocco professionale che in questo momento offre lavoro e l'opportunità di aiutare le persone più sfortunate: chi svolge questa professione deve conseguire una laurea in psicologia e un’eventuale specializzazione. La facoltà di psicologia dell’università Unicusano di Roma si rivela una valida opzione per chi vuole intraprendere questo percorso, dato che permette di frequentare le lezioni anche a distanza e quindi farlo combaciare con il lavoro: in questo modo si potrà iniziare a prestare sin da subito il proprio contributo alla causa, senza per questo motivo dover rinunciare alla propria preparazione accademica.

I problemi psicologici dei migranti

I migranti sono spesso tormentati da problemi psicologici molto seri, che sono diretta conseguenza di situazioni al limite della disumanità: parliamo di tutte le problematiche portate dalla guerra, dai bombardamenti delle zone civili, dalla perdita di tantissimi amici e familiari, e dalla costrizione a vivere una quotidianità fatta di terrore.
Le conseguenze a livello psicologico sono allarmanti: si parte dallo stress all'ansia perenne, passando per stati di depressione molto profondi fino ad arrivare alla depersonificazione, al radicamento di comportamenti violenti e persino alle tendenze auto-lesionistiche. Problemi mentali molto gravi che spesso richiedono mesi, se non addirittura anni di cura mirata e intensiva: da ciò si comprende quanto sia fondamentale il ruolo dello psicologo nella riabilitazione di questi esseri umani.

Come accogliere i rifugiati?

Purtroppo molti di noi, vittime del bombardamento mediatico, vedono nei migranti persone che scappano da problemi futili per vivere gratuitamente alle nostre spalle. In realtà la loro è una situazione drammatica, perché costretti ad emigrare e ad abituarsi a paesi e usanze diametralmente opposte alle loro, senza il supporto dei propri cari. Il modo migliore per accoglierli è innanzitutto farli sentire al sicuro, senza aggredirli psicologicamente e fisicamente, facendoli riprendere e favorendo il loro inserimento nel tessuto sociale.
Chi vuole, poi, può anche pensare di ospitare un rifugiato in casa propria. Psicologi, operatori sanitari, professionisti dei soccorsi: sono tutte figure necessarie per supportare persone costrette ad affrontare una vita di stenti e di sofferenza. Soprattutto quando si tratta di bambini, i cui traumi sono decisamente più gravi data la giovanissima età e l'impossibilità di godere di strutture adatte alla loro cura e alla loro educazione. Parliamo di persone che chiedono semplicemente asilo per poter vivere una vita lontana dalla guerra e dal sangue.

Articolo inviato da Susanna Matteini.


Psicologo Palermo: un aiuto concreto per la fame nervosa

Il nostro rapporto col cibo può essere fortemente influenzato dalle emozioni.
Quando si diventa molto sensibili a specifici stati emotivi a volte può essere difficile riuscire a tollerarli. E questa sorta di intolleranza alle emozioni spinge le persone a mettere in atto comportamenti compensativi che hanno lo scopo di aiutare a modulare le emozioni.
I comportamenti di modulazione delle emozioni possono favorire un errato stile alimentare, caratterizzato magari da frequenti spuntini o da vere e proprie abbuffate, in concomitanza con situazioni che comportano una certa attivazione emozionale.
In questo caso un comportamento alimentare non corretto consente, in modo non adattivo, di affrontare e fronteggiare determinati stati emotivi.
Piluccare, saltare i pasti, mangiare più volte nell’arco della giornata e fuori pasto, assumere una gran quantità di cibo (con aumento dell’introito energetico) fanno proprio parte di una vasta gamma di comportamenti di modulazione delle emozioni.
Attraverso training specifici basati su un approccio cognitivo comportamentale è possibile imparare a controllare l’impulso a mangiare, automonitorandosi, lavorando sull’intolleranza alle emozioni tossiche, osservando gli episodi mentre si verificano in tempo reale. Partendo dalla capacità di analizzare gli eventi scatenanti, il paziente viene allenato a migliorare la capacità di problem solving. Grazie a questo tipo di apprendimento l’evento viene ristrutturato attraverso l’accettazione dello stato emotivo ed successivamente vengono messi in pratica comportamenti funzionali di modulazione delle emozioni.
Questo protocollo consente di ottenere risultati efficaci e duraturi.

Il Dott. Francesco Greco, Psicoterapeuta, Psicologo a Palermo offre un aiuto concreto per affrontare i disturbi alimentari, ma anche l’alimentazione incontrollata e la fame nervosa.
Il percorso terapeutico, strutturato in sedute settimanali, si rivolge alle pazienti che richiedono un intervento pratico ed efficace nei casi di bulimia nervosa, anoressia nervosa, binge eating disorder.
Il Dott. Francesco Greco riceve previo appuntamento presso Istituto Bowlby, Piazza Sant’Oliva 28 Palermo. Info e prenotazioni al 3922965686.


3 buoni motivi per provare a realizzare i tuoi sogni



di Francesco Greco

Al di là di tutti i buoni propositi più delle parole se vogliamo ottenere veramente qualcosa dobbiamo agire.
Forse con coraggio, con una certa dose di rischio arriva il momento in cui è necessario trasformare le parole in fatti.

1) Stare ad aspettare non serve a nulla. Pensare che le cose accadano da sole e che il miracolo avvenga senza la nostra personale iniziativa è un errore di base.
2) Lavora duramente. Studia e preparati. Rischia. Se é vero che i cambiamenti importanti non avvengono per caso, allora dobbiamo lavorare duramente per ottenere ciò che desideriamo. I progetti possono essere realizzati ma per far questo dobbiamo investire sulle nostre risorse personali, tutto questo necessiterà dei nostri sforzi.
3) Non avere timore. Avere paura di sbagliare è normale ma serve a poco: se ti muovi e fai una scelta potresti anche sbagliare e magari pentirtene. Ma se non fai nulla un giorno te ne pentirai comunque.
Decidere di muoversi e di cambiare richiede il più delle volte il nostro coraggio. E spesso la scelta più comoda è quella dell'immobilismo.
La paura paralizza e ci spinge a non muoverci, ma in futuro questo potrebbe tradursi in frustrazione e sensi di colpa.
Adesso hai tutto quello che ti serve per provarci, le opportunità sono proprio davanti ai tuoi occhi. Inizia, farai la scelta giusta.

CHI E’ FRANCESCO GRECO

Iscritto all’Ordine degli Psicologi della regione Sicilia con numero 3490A.
Ho studiato per diventare Psicologo presso l’Università degli Studi di Palermo e, dopo essermi formato come Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale presso l’Istituto Tolman sotto la supervisione clinica diretta da A. G. Durgoni, allievo di G. Liotti, sono andato “a bottega” frequentando il Dipartimento di Medicina dell’Istituto Mediterraneo per i Trapianti e Terapie ad Alta Specializzazione (ISMETT) di Palermo, FORMANDOMI DIRETTAMENTE SUL CAMPO nell’Unità di Psicologia Clinica.
Oltre all’attività clinica privata che esercito da anni nel mio studio di Bagheria e Palermo, svolgo attività ambulatoriale presso farmacie e parafarmacie che prevedono il servizio di consulenza psicologica. Ho collaborato con l'Azienda Sanitaria Locale ASL 6 presso il consultorio familiare di Santa Flavia (Pa) nell’ambito della prevenzione e del trattamento dei disturbi della sfera sessuale.
Ho scritto numerosi articoli per riviste cartacee, siti internet e giornali online. Attualmente curo la rubrica di psicologia del sito Bagheria News.

Il Dott. Francesco Greco, Psicologo e Psicoterapeuta riceve a Bagheria e Palermo
Telefono: 392 2965686


Uscire dalla propria confort zone per superare i disturbi psichici


I comportamenti protettivi e gli evitamenti giocano entrambi un ruolo fondamentale nel mantenimento della maggior parte dei disturbi psichici.
Nei disturbi d'ansia in particolare, evitare ciò che fa paura è una scelta che inizialmente viene percepita come la scelta migliore, ma in realtà è una delle cause principali dell'evolversi in senso peggiorativo del quadro clinico.
I comportamenti protettivi consistono in comportamenti particolari che hanno lo scopo di mantenere un certo benessere per il paziente. Anche in questo caso il comportamento protettivo alla lunga rafforza il disturbo psichico e rende più difficile potere superare i problemi.
I comportamenti protettivi e gli evitamenti possono essere riscontrati nella pratica clinica non solo nei disturbi d'ansia, ma anche come detto in precedenza in altri disturbi.
Ad esempio nell'ambito dei disturbi alimentari l'evitamento può consistere nel non pesarsi (soprattutto nei casi di bulimia nervosa), mentre un tipico comportamento protettivo concerne i continui check del corpo attraverso il sentirsi gonfia, la valutazione delle sporgenze addominali ma anche la messa in pratica della restrizione dietetica.

Dott. Francesco Greco
Psicologo Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale a Bagheria (Pa)

La diagnosi nel disturbo depressivo

I disturbi dell’umore comprendono in termini generali una vasta gamma di disturbi specifici, fra i quali, sicuramente tra i più noti, i disturbi depressivi e i disturbi bipolari, caratterizzati questi ultimi da episodi depressivi da un lato e maniacali dall’altro.
Durante un episodio depressivo maggiore caratteristico è l’umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno, diminuzione dell’interesse per le attività quotidiane, perdita di peso, insonnia o ipersonnia, faticabilità, autosvalutazione e sentimenti di colpa verso se stessi.
Normalmente la diagnosi avviene dopo una serie di consulti (assessment) il cui obiettivo è inquadrare correttamente la sintomatologia del paziente ed effettuare una corretta interpretazione sul caso. La diagnosi differenziale si basa appunto sulla codifica dei sintomi a partire dai colloqui individuali e dai risultati ottenuti attraverso la somministrazione di test specifici.
Alcuni questionari sono infatti molto affidabili e vantano una validità molto elevata sulla scorta di una vasta esperienza clinica.
Personalmente utilizzo un questionario che consente di ottenere un punteggio finale utile per effettuare una eventuale diagnosi di disturbo depressivo.
Come sottolineato più volte è molto importante che il paziente riesca a focalizzare l’attenzione sui propri pensieri, al fine di percepire da un lato quanto essi stessi siano collegati alle nostre emozioni e ai nostri comportamenti, e dall’altro quanto i pensieri possano poi essere modificati al fine di cambiare il modo di vedere le cose. Per un paziente depresso questo significa cambiare le proprie idee su di se e sul suo valore personale, migliorando l’autostima e l’interesse verso il suo mondo. Questo lavoro consente letteralmente di preparare la strada alla guarigione o comunque ad un sensibile miglioramento della qualità di vita.

Dott. Francesco Greco

Psicologo Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale a Bagheria (Pa)

Psicologia e psichiatria, facciamo chiarezza



Molte persone, quando sentono parlare di psicologia e psichiatria, non hanno ben chiare le differenze mentre altri credono che si tratti della stessa cosa. In realtà psicologia e psichiatria sono due discipline ben distinte, e di conseguenza anche le figure professionali specializzate in esse. Tuttavia, al fine di capire a chi affidarsi, è sempre opportuno conoscere cosa differenzia la psicologia dalla psichiatria e viceversa. Una volta identificata la problematica e il tipo di specialista a cui chiedere aiuto, si potrà fare affidamento al web per trovare quello a cui rivolgersi. Su questa pagina ad esempio è disponibile un elenco di psichiatri in Italia diviso per regione, consultandolo sarà più semplice trovare il più vicino alla propria zona di residenza. Vediamo dunque quali sono le differenze tra psicologia e psichiatria.

A prima vista, psicologo e psichiatra sembrerebbero due tipologie di professionisti che si occupano della stessa cosa. Ma la prima differenza tra loro sta nel titolo di studio. Infatti, uno psichiatra è laureato in Medicina e Chirurgia ed è specializzato in Psichiatria. Lo psicologo invece è laureato in Psicologia e deve aver superato uno specifico Esame di Stato per poter esercitare. Dopodiché, deve avere l'iscrizione all’ "Albo Professionale dell’Ordine degli Psicologi". Un'altra differenza sostanziale tra le due figure sta ovviamente nella professione che svolgono. Infatti, i tanti psichiatri in Italia seguono i pazienti con disturbi mentali, mentre gli psicologi si occupano di sostenere le persone a livello emotivo e di curare gli aspetti cognitivi dei disturbi mentali presentati dai pazienti. Per riuscire a comprendere in fondo questa differenza, è utile sapere anche che lo psichiatra è un medico in grado di prescrivere e valutare dei test e degli esami, oltre che assegnare medicinali e psicofarmaci ai propri pazienti. Gli psicologi, invece, si occupano delle persone parlando e facendole parlare, ma non prescrivono alcun trattamento farmacologico.

Andando ad analizzare ulteriormente il lavoro degli psichiatri in Italia, possiamo dire anche che questi professionisti agiscono in modo incisivo nello stato di salute mentale del paziente, nel senso che si occupano tra le altre cose di portare gli scompensi chimici che si presentano nel cervello a ritrovare il normale equilibrio. Lo psicologo, pur conoscendo la situazione di un determinato paziente, si prende cura di lui/lei al fine di aiutarlo/a a esprimere le sue emozioni e lavorare su di esse. Tuttavia, anche se si tratta di due figure professionali diverse, svolgono entrambi degli importanti compiti e per questo alcune volte collaborano unendo la terapia farmacologica a quella psichica.

Avendo fatto chiarezza sulla differenza tra gli psicologi e psichiatri in Italia, è decisamente opportuno prendere in considerazione anche la figura del terapeuta e del terapista, due termini che comportano un'ulteriore confusione. A questo proposito, è importante sapere che il termine "terapista" può essere utilizzato per definire un qualsiasi professionista in grado di portare a termine una "terapia". Perciò è una parola che viene utilizzata per indicare uno psicologo, così come uno psichiatra. Tuttavia, quando si parla di terapeuta o psicoterapeuta si va a definire un professionista con una laurea in Psicologia o in Medicina, con l'iscrizione all'albo del settore e una specializzazione quadriennale supportata dal "Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca" (M.I.U.R). A differenza degli psichiatri in Italia, lo psicoterapeuta si occupa di pazienti affetti da disturbi psicopatologici più o meno gravi, parlando con i pazienti e utilizzando diverse tipologie di terapie, ma senza la possibilità di prescrivere dei trattamenti farmacologici.

Da queste sostanziali differenze possiamo capire che gli psicologi, gli psicoterapeuti e gli psichiatri non sono delle figure professionali identiche, ma sono medici che curano i propri pazienti in maniera letteralmente diversa e che spesso si compensano l'uno con l'altro. Ad ogni modo, la maggior parte delle persone che sentono il bisogno di parlare con un professionista, dovrebbero prima recarsi dal proprio medico di base, che potrà consigliare il trattamento giusto da seguire e quindi a quale figura professionale affidarsi.

Il ruolo dell'evitamento nella concettualizzazione del caso clinico in psicoterapia

Il problema dell'evitamento nei disturbi d'ansia è sicuramente un aspetto molto importante e non trascurabile.
Da un punto di vista terapeutico l'evitamento deve essere affrontato in modo specifico.
Evitare ciò che fa paura permette infatti al paziente di sottrarsi allo stimolo fobico, ma in realtà questo modo di agire da forza al disturbo. Se evito ciò che mi fa paura non potrò mai sperimentare di persona quanto in realtà le mie aspettative siano infondate.
Evitare ciò che ci fa paura è quindi funzionale al disturbo, non permette di disconfermare le proprie credenze.
Al paziente deve essere chiarito che l'evitamento è dannoso e che durante il percorso psicoterapeutico questo dovrà essere affrontato in modo approfondito, anche attraverso una serie di esercitazioni e di esposizioni in vivo ed in immaginazione.
Il ruolo dell'evitamento, cosi come quello dei comportamenti protettivi dovrà essere specificato durante la concettualizzazione del disturbo e dovrà essere condividiviso con il paziente.

Dott. Francesco Greco
Psicologo Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale a Bagheria (Pa)

Ingaggiare il paziente nelle fasi iniziali del trattamento per evitare drop out

I momenti iniziali della terapia sono fondamentali, in quanto è proprio in questa fase che è necessario ingaggiare il paziente nei confronti del trattamento.
La maggior parte dei drop out avvengono proprio nelle fasi iniziali.
Il paziente è alla ricerca di un aiuto e chiede fin dall'inizio un alleviamento dei sintomi e la disponibilità da parte del terapeuta ad accoglierlo empaticamente e a contenere tutte le sue paure e le sue ansie collegate non solo al disturbo psicologico che intende superare, ma anche nei confronti del trattamento stesso.
Fare capire al paziente che è in buone mani è molto importante. E' necessario che si crei una relazione tale da consentire una buona collaborazione.
In terapia cognitivo comportamentale è fondamentale che il paziente collabori assiduamente, anche con compiti a casa (homework) e sicuramente ingaggiare il paziente nelle fasi inziali del trattamento è una buona base per un positivo sviluppo del lavoro e della prognosi in generale.

Dott. Francesco Greco
Psicologo Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale a Bagheria (Pa)

Guarire è cambiare idea sui propri pensieri

Quando si intraprende un percorso psicoterapeutico l’obiettivo che si vuole raggiungere è sicuramente quello di alleviare i sintomi e il disagio del paziente. Si chiede cioè di stare meglio.
Tuttavia la diminuzione del disagio e il superamento dei sintomi è solo il livello superficiale di un lavoro che permetterà al paziente di guardare le cose in modo nuovo.
Cosa significa cambiare prospettiva sul mondo? Essenzialmente modificare le proprie convinzioni e i propri pensieri. Alle volte i nostri pensieri sono così radicati da risultare quasi impossibile riuscire a metterli in discussione.
Spesso i pazienti mi chiedono in cosa consisterà il percorso terapeutico, specie all’inizio. La risposta è: inizieremo a vedere le cose in modo nuovo!
La capacità di mettere in discussione i propri convincimenti è pertanto fondamentale ma al contempo risulta una operazione dalle difficoltà non indifferenti per i pazienti.

Per un paziente che soffre di disturbi d’ansia e attacchi di panico questo può comportare ad esempio il dover cambiare il proprio concetto di pericolo, mentre nel paziente depresso si dovranno mettere in discussione i pensieri legati al tema del senso di vuoto e della perdita.

Bayley-III: uscito il manuale dell'adattamento italiano

Fra le novita editoriali degli ultimi giorni il manuale dell'adattamento italiano delle Bayley Scales of infant and toddler development, edito da Giunti-OS.
Le Bayley Scales of Infant and Toddler Development – Terza edizione (Bayley-III) sono uno strumento diagnostico, a somministrazione individuale, per bambini da 16 giorni a 3 anni e mezzo di età, che consente di identificare soggetti con ritardo dello sviluppo e fornisce indicazioni per pianificare l'intervento.

La standardizzazione italiana è stata effettuata su un campione di 1050 bambini (544 maschi e 506 femmine) di età compresa tra 12 mesi e 15 giorni e 42 mesi e 14 giorni, reclutati all'interno di strutture sociosanitarie e educative.


Darci un'altra chance è una possibilità che non possiamo negarci

Sì avere un'altra chance, avere un altra possibilità è molto importante.
 Di errori ne facciamo tutti, poi ci sentiamo rammaricati perché pensiamo di avere sbagliato, affiorano i sensi di colpa, vorremmo che il tempo potesse farci tornare indietro e darci cosi ulteriori possibilità. Ma io penso che la nostra nuova chance è il presente, perché ogni momento riserva sorprese ed emozioni belle e brutte che dovremo vivere comunque.
Se siamo pronti ad accettare il nostro passato e decidiamo di vivere intensamente il nostro presente allora potremo scommettere sul futuro. Un futuro in cui, pensando al nostro passato, saremo liberi dai biasimi e dai sensi di colpa, perché un tempo avremo deciso di vivere al millesimo di secondo ed intensamente, perché avremo deciso di vivere e basta, senza paure.
Accettare di essere felici (o meno felici delle previsioni) nel qui e ora è già un chance che diamo a noi stessi. Diamoci un altra chance e soprattutto concediamone a chi fa parte della nostra vita.
Foto di @handmademafia

Bambini iperattivi e ADHD: quali sono le mosso giuste - Seconda parte


Bambini iperattivi e ADHD: quali sono le mosso giuste - Seconda parte


(Continua dalla prima parte). In questo senso, è previsto il meccanismo della punizione (rinforzo negativo) per le condotte indesiderate (e quindi non funzionali ed adattive).
Il concetto chiave è che l'applicazione costante e coerente di premi e punizioni modifica progressivamente le catene comportamentali, e questo può generare un miglioramento del bambino per quello che concerne le sue condotte sociali e il suo apprendimento scolastico.
Molto semplicemente si può interagire col bambino offrendo premi e incentivi, e questo è necessario affinché il nostro piccolo capisca che vi sono regole da rispettare e soprattutto che i suoi comportamenti avranno sempre delle conseguenze, positive o negative.
Alle volte queste tecniche possono apparire velate da un freddo meccanicismo, ma in realtà non lo sono, e sappiamo bene che ogni nostro comportamento è perfettamente al centro di catene situazionali ove vi sono sempre antecedenti e conseguenti alle nostre azioni.
I genitori e gli insegnanti quindi (seppure in contesti diversi) devono stimolare le interazioni positive col bambino, utilizzando le tecniche di rinforzo in modo semplice e diretto, regolando in modo coerente e costante tutte le modalità di funzionamento del bambino ritenute inappropriate.
Il bambino è un essere unico e complesso che necessita di cure e dedizione, e questo vale ancor più oggi, in questa società così esigente e dai ritmi vorticosi.

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Bambini iperattivi e ADHD: quali sono le mosso giuste - Prima parte


Bambini iperattivi e ADHD: quali sono le mosso giuste - Prima parte


ADHD: qual è la terapia giusta? O meglio come gestire efficacemente una situazione del genere? Come scritto più volte il miglior approccio è quello multimodale, ove cioè i genitori, ma anche gli insegnanti, vengano coinvolti in attività comuni, chiaramente affiancati dal professionista psicologo.
I genitori hanno un ruolo chiave perché sono i diretti responsabili della gestione del tempo del bambino e soprattutto delle pressioni sociali che vengono esercitate dal suo ambiente di riferimento.
L'obiettivo è quello di migliorare il funzionamento globale del bambino. Dovremo così migliorare le competenze relazionali (con il gruppo dei pari, compresi i fratelli), la capacità di apprendimento, il livello di autostima.
Chiaramente queste sono tappe intermedie, fondamentali per raggiungere l'obiettivo più importante, cioè quello di migliorare la qualità globale della vita dei bambini con ADHD e delle loro famiglie.
Ma come iniziare? Le tecniche comportamentali sono in questo senso molto importanti e danno degli ottimi risultati.
Attraverso tali tecniche è possibile fare capire al bambino che vi sono dei comportamenti desiderati e altri che non lo sono. Le modificazioni comportamentali prevedono che i genitori e gli insegnanti vengano informati circa specifiche tecniche di ricompensa (questo è quello che definiamo rinforzo positivo) per i comportamenti corretti.

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La tecnica della focalizzazione sensoriale per migliorare l’intesa sessuale - Terza parte


La tecnica della focalizzazione sensoriale per migliorare l’intesa sessuale - Terza parte


(Segue dalla seconda parte) Per quel che concerne gli aspetti pratici é auspicabile che durante la fase II la partner possa ad esempio stimolare il pene del compagno. Una volta raggiunta l'erezione la tecnica prevede che venga interrotta la stimolazione e che questa riprenda al calare dell'erezione.
Queste azioni aiutano a smantellare l'idea diffusa e irrazionale per cui l'uomo debba avere sempre e necessariamente una erezione costante.
Un altra strategia utilizzata é quella del "coito inesigente" (Kaplan, 1974), che prevede che la donna inserisca il pene del compagno in vagina, trovandosi sopra di lui e conducendo il movimento lentamente.
In ultima istanza questa tecnica ha il vantaggio di far sperimentare la sessualità in modo nuovo, più serenamente, inducendo i partner a sperimentare tutta una serie di pensieri e convinzioni sbagliate che sono poi alla base dei problemi.

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Il disturbo del desiderio sessuale ipoattivo


Il disturbo del desiderio sessuale ipoattivo

Da un punto di vista diagnostico il disturbo del desiderio sessuale ipoattivo concerne una sostanziale mancanza di interesse per il sesso, accompagnata talvolta da una diminuzione delle fantasie sessuali classiche.
Normalmente ogni individuo é spinto da una forte motivazione spontanea nei confronti dell'attività sessuale e questa dirige efficacemente il comportamento individuale nella direzione funzionale all'adattamento e alla continuazione della specie.
Tuttavia sempre più spesso coppie (anche giovani) si rivolgono ai professionisti e chiedono il supporto della terapia sessuale. La frequenza di casi clinici non sorprende più gli operatori anche se spesso il disturbo viene diagnosticato in modo non corretto.
Affinché possa essere fatta una corretta diagnosi é necessario infatti poter escludere eventuali problematiche organiche (apparentemente non riconducibili alla sfera psicologica) spesso individuabili nelle alterazioni ormonali o in oggettive difficoltà di erezione. É necessario inoltre verificare se il paziente assuma farmaci particolari che possano interferire con il desiderio sessuale (per via di taluni effetti specifici come nel caso di quelli assunti in concomitanza con una diagnosi di depressione) o sia affetto da particolari patologie (tipo l'anorgasmia).
L'obiettivo della terapia é quello di far emergere tutte le emozioni negative correlate, come ad esempio la paura, ma anche i sensi di colpa e l'ansia.
Ma quali sono le tecniche maggiormente utilizzate? Una tecnica spesso utilizzata é quella della focalizzazione sensoriale introdotta da Master e Johnson con la quale é possibile condizionare il paziente ad una graduale ripresa dell'attività sessuale. Avviene in questo caso una sorta di esposizione graduale alle situazioni che concernono l'attività sessuale temuta, abituando il paziente alla stimolazione tattile del partner e facendo in modo che esso possa apprezzarne la piacevolezza (anche con l'ausilio di olii profumati e altri strumenti utili ad aumentare l'eccitazione sessuale). La stimolazione delle aree genitali, dapprima escluse, viene compresa successivamente, così che si possa sperimentare una esposizione all'attività sessuale in modo graduale e consapevole.
Alle volte capita che il soggetto che presenta un disturbo del desiderio sessuale ipoattivo sia invischiato in sotterranee problematiche di coppia, ove vi sono forti lotte per il potere (associate a paura di perdere il controllo), difficoltà di comunicazione, rifiuto del partner in quanto connotato da scarse abilità sessuali. E l'obiettivo dichiarato di migliorare i repertori comportamentali delle abilità sessuali non può prescindere da queste considerazioni.

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L’insicurezza è collegata alle idee che abbiamo di noi stessi e al giudizio degli altri


L’insicurezza è collegata alle idee che abbiamo di noi stessi e al giudizio degli altri

L’insicurezza è in genere un disagio molto comune fra i pazienti. La richiesta e il desiderio di diventare più sicuri è infatti quasi sempre presente.
Nella maggior parte dei casi può trattarsi di insicurezza lieve, in altre circostanze si rivela utile uno specifico training di assertività.
In linee generali possiamo affermare che l’insicurezza si fonda sulla convinzione che il nostro modo di agire possa essere oggetto di valutazioni negative da parte degli altri o peggio ancora si basa sul giudizio negativo che abbiamo di noi stessi. Ci concentriamo così sulle reazioni degli altri rispetto ai nostri comportamenti.
Il primo passo per sentirti più sicuro è allora quello di cominciare a modificare le idee che hai su di te e le tue aspettative verso gli altri.

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I bambini con fobia sociale hanno maggiori difficoltà nelle relazioni sociali?


I bambini con fobia sociale hanno maggiori difficoltà nelle relazioni sociali?

Molte ricerche hanno messo in evidenza che bambini con diagnosi di fobia sociale avrebbero un elevato livello di deficit nelle competenze sociali.
Diversamente dai bambini ansiosi in genere, i fobici sociali si percepirebbero meno competenti e meno assertivi.
Una modalità non adattiva quindi, caratterizzata da un minor numero di interazioni con i compagni e nel contesto scolastico, che si associa peraltro a una minore probabilità di ricevere risposte positive dal gruppo dei pari.
Che fare allora se il bambino presenta pattern disadattivi relativamente alle competenze sociali e relazionali, con una comorbidità alla diagnosi di fobia sociale?
Si è dimostrato efficace in tal senso un adeguato training sulle competenze sociali (SST). Bambini che hanno ricevuto un training sulle competenze e sociali dimostrano infatti riduzioni significative circa l'ansia sociale ed un netto miglioramento delle prestazioni sociali.

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Pensieri irrazionali di Ellis: alcuni esempi

Quando si é gravemente frustrati, trattati in modo scorretto o rifiutati dagli altri, é giusto vedere il mondo come qualcosa di orribile e di inaccettabile Le persone, e il mondo in genere, dovrebbero essere migliori di quanto non siano. Se non si trova una soluzione soddisfacente ai problemi posti dalla vita, é giusto vedere il mondo come qualcosa di orribile Il passato ha un'importanza decisiva sulla nostra vita. Il fatto che qualche evento ci abbia fortemente influenzato nel passato significa che esso continuerà a determinare i nostri sentimenti e comportamenti anche nel tempo presente Le emozioni negative provengono da fonti a noi esterne e ben poco possiamo fare per controllare i nostri sentimenti E' necessario ricevere affetto ed approvazione da tutte le persone che sono per noi significative E' possibile raggiungere il massimo di felicità attraverso la passività e l'inazione Quando gli altri ci danneggiano o si comportano in modo sleale, é giusto criticarli e condannarli in toto, in quanto sono persone del tutto negative e malvagie E' necessario mostrarsi sempre e dappertutto competenti ed efficaci o per lo meno esserlo nei settori più importanti Se qualcosa sembra pericolosa o comunque in grado di produrre paura, é necessario preoccuparsene e rispondere con ansia É più facile evitare di affrontare le difficoltà e le responsabilità che la vita ci propone, piuttosto che adottare forme gratificanti di autodisciplina

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Il mio punto di vista sulla Psicologia - Seconda parte

(Segue dalla prima parte). Per quello che riguarda le applicazioni della Psicologia in ambito clinico molto si è scritto, annodando temi e dibattiti in una selva di libri, articoli, conferenze. Mi piace pensare ad una Psicologia che, forte delle sue competenze scientifiche, possa avere sempre maggior spazio in ambito clinico, grazie allo sviluppo delle conoscenze e ad un lavoro di collaborazione con altre figure professionali sanitarie, in particolar modo con i medici. La medicina di oggi ha infatti bisogno della Psicologia. Sono sempre più numerosi gli psicologi che si occupano di Psicologia in ambito ospedaliero (si pensi alla psiconcologia, alle applicazioni della psicologia per quel che concerne i trapianti e le terapie di alta specializzazione - leggi in proposito il nostro articolo. Clicca qui) e questo perché è aumentata da un lato la nostra professionalità specifica in questo settore, e dall’altro la fiducia da parte dei medici nei confronti di una “certa Psicologia”. Fiducia verso un modo comune di lavorare e di intendere la clinica, attraverso l’uso di un linguaggio competente, pratico e scientifico, al servizio del paziente e che consenta di disporre di metodi e di protocolli terapeutici validi ed efficaci (si pensi in particolare all’approccio cognitivo-comportamentale). Molto lavoro è stato fatto e oggi si è sicuramente sulla strada giusta per conseguire un ulteriore affermazione della Psicologia al servizio dell’uomo e della salute.

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