La terapia di gruppo di stampo gestaltico

La terapia di gruppo è una forma di psicoterapia comune, e molto utilizzata, che si focalizza sulle interazioni tra i partecipanti con lo scopo di aiutare a risolvere le difficoltà emotive, ed incoraggiare lo sviluppo personale dei partecipanti al gruppo.
La psicoterapia di gruppo è adatta alla risoluzione di diversi problemi e difficoltà (ansia, depressione etc.) e generalmente il gruppo è il più eterogeneo possibile (uomini e donne di diverse età).
Le principali forme di terapia di gruppo sono 4: Approccio cognitivo-comportamentale, Modello dinamico, Modello analitico e Gestalt. Qui di seguito ci concentreremo su quest’ultima, la terapia di gruppo di stampo gestaltico.
La psicoterapia dell Gestalt è considerata una forma di psicoterapia umanistico-esistenziale, il cui principio di partenza è che il tutto è differente dalla somma delle sue parti. La Gestalt sostiene che ogni individuo è costantemente bombardato da una serie di stimoli, ma il sistema percettivo seleziona solo alcuni di essi e li organizza in strutture significative (Gestalt). Dal punto di vista psicologico ciò significa che ogni individuo percepisce sé stesso, e il mondo, come il risultato di un insieme di stimoli selezionati dal suo sistema percettivo.
Per ciò che concerne la terapia di gruppo, l’approccio gestaltico si differenzia dagli altri per il concetto di qui e ora. Lo psicoterapeuta si focalizza più sul come che sul perché, privilegiando la descrizione dei fenomeni alla loro spiegazione. In altri termini viene prestata particolare attenzione ad alcuni aspetti come: intonazione della voce, respirazione, postura, movimenti inconsci, gesti etc.
Un’altro aspetto caratteristico della pscioterapia di gruppo Gestalt è la costante attenzione dello psicoterapeuta nei confronti dei pazienti. Fritz Perls autore del libro Gestalt Therapy (1953), testo cardine della psicoterapia della Gestalt, poneva ai suoi pazienti 4 domande: Cosa senti?; Cosa vuoi fare ora?; Cosa cerchi di evitare?; Cosa ti aspetti da me? Domande che rivelano l’attenzione dello psicologo di stampo gestaltico ai fenomeni in superficie attualmente percettibili.
Oltre al concetto di qui e ora e all’attenzione che lo psicoterapeuta pone, l’approccio gestaltico si differenzia dalle altre forme di terapia di gruppo per l’importanza che da al gruppo, il quale è percepito come “terzo elemento” della terapia oltre al paziente e al terapeuta. L’approccio gestaltico percepisce, infatti, le dinamiche interattive del gruppo come un elemento fondamentale del lavoro, grazie alle quali è possibile raccogliere informazioni significative.
In conclusione possiamo afferma dunque che lo scopo della terapia di gruppo della Gestalt è permettere ai pazienti, tramite l’espressione di sentimenti ed emozioni, di ottenere una maggior consapevolezza delle loro dinamiche interpersonali ed interne.


L'importanza della figura dello psicologo nell'accoglienza dei migranti

L'Italia sta ultimamente conoscendo una fuga di italiani verso l'estero davvero massiccia. Eppure il nostro Paese, se da un lato viene disdegnato da giovani e meno giovani, dall'altro rappresenta una vitale meta d'approdo per altre persone che, purtroppo, non hanno scelto di migrare per motivi economici ma sono state costrette per altre contingenze più gravi. Parliamo dei tantissimi rifugiati che sbarcano ogni giorno sulle nostre coste, di coloro che scappano da regimi totalitari e da dittature sanguinose, e dei richiedenti asilo che cercano protezione internazionale.

Lo SPRAR e la figura dello psicologo

In Italia sono sorti, in tutto il territorio, dei sistemi che accolgono i rifugiati e si occupano di tutto quello che concerne il vitto, l'alloggio, l'orientamento e le campagne informative: questo sistema è denominato SPRAR e conta al suo interno anche la figura dello psicologo, il cui scopo è duplice: fornire assistenza psicologica ai migranti, provati da viaggi disumani e da situazioni disastrose, e supportare anche il team di professionisti che si occupa di loro, e che spesso è costretto ad assistere a scene molto provanti.
Parliamo di uno sbocco professionale che in questo momento offre lavoro e l'opportunità di aiutare le persone più sfortunate: chi svolge questa professione deve conseguire una laurea in psicologia e un’eventuale specializzazione. La facoltà di psicologia dell’università Unicusano di Roma si rivela una valida opzione per chi vuole intraprendere questo percorso, dato che permette di frequentare le lezioni anche a distanza e quindi farlo combaciare con il lavoro: in questo modo si potrà iniziare a prestare sin da subito il proprio contributo alla causa, senza per questo motivo dover rinunciare alla propria preparazione accademica.

I problemi psicologici dei migranti

I migranti sono spesso tormentati da problemi psicologici molto seri, che sono diretta conseguenza di situazioni al limite della disumanità: parliamo di tutte le problematiche portate dalla guerra, dai bombardamenti delle zone civili, dalla perdita di tantissimi amici e familiari, e dalla costrizione a vivere una quotidianità fatta di terrore.
Le conseguenze a livello psicologico sono allarmanti: si parte dallo stress all'ansia perenne, passando per stati di depressione molto profondi fino ad arrivare alla depersonificazione, al radicamento di comportamenti violenti e persino alle tendenze auto-lesionistiche. Problemi mentali molto gravi che spesso richiedono mesi, se non addirittura anni di cura mirata e intensiva: da ciò si comprende quanto sia fondamentale il ruolo dello psicologo nella riabilitazione di questi esseri umani.

Come accogliere i rifugiati?

Purtroppo molti di noi, vittime del bombardamento mediatico, vedono nei migranti persone che scappano da problemi futili per vivere gratuitamente alle nostre spalle. In realtà la loro è una situazione drammatica, perché costretti ad emigrare e ad abituarsi a paesi e usanze diametralmente opposte alle loro, senza il supporto dei propri cari. Il modo migliore per accoglierli è innanzitutto farli sentire al sicuro, senza aggredirli psicologicamente e fisicamente, facendoli riprendere e favorendo il loro inserimento nel tessuto sociale.
Chi vuole, poi, può anche pensare di ospitare un rifugiato in casa propria. Psicologi, operatori sanitari, professionisti dei soccorsi: sono tutte figure necessarie per supportare persone costrette ad affrontare una vita di stenti e di sofferenza. Soprattutto quando si tratta di bambini, i cui traumi sono decisamente più gravi data la giovanissima età e l'impossibilità di godere di strutture adatte alla loro cura e alla loro educazione. Parliamo di persone che chiedono semplicemente asilo per poter vivere una vita lontana dalla guerra e dal sangue.

Articolo inviato da Susanna Matteini.


Psicologo Palermo: un aiuto concreto per la fame nervosa

Il nostro rapporto col cibo può essere fortemente influenzato dalle emozioni.
Quando si diventa molto sensibili a specifici stati emotivi a volte può essere difficile riuscire a tollerarli. E questa sorta di intolleranza alle emozioni spinge le persone a mettere in atto comportamenti compensativi che hanno lo scopo di aiutare a modulare le emozioni.
I comportamenti di modulazione delle emozioni possono favorire un errato stile alimentare, caratterizzato magari da frequenti spuntini o da vere e proprie abbuffate, in concomitanza con situazioni che comportano una certa attivazione emozionale.
In questo caso un comportamento alimentare non corretto consente, in modo non adattivo, di affrontare e fronteggiare determinati stati emotivi.
Piluccare, saltare i pasti, mangiare più volte nell’arco della giornata e fuori pasto, assumere una gran quantità di cibo (con aumento dell’introito energetico) fanno proprio parte di una vasta gamma di comportamenti di modulazione delle emozioni.
Attraverso training specifici basati su un approccio cognitivo comportamentale è possibile imparare a controllare l’impulso a mangiare, automonitorandosi, lavorando sull’intolleranza alle emozioni tossiche, osservando gli episodi mentre si verificano in tempo reale. Partendo dalla capacità di analizzare gli eventi scatenanti, il paziente viene allenato a migliorare la capacità di problem solving. Grazie a questo tipo di apprendimento l’evento viene ristrutturato attraverso l’accettazione dello stato emotivo ed successivamente vengono messi in pratica comportamenti funzionali di modulazione delle emozioni.
Questo protocollo consente di ottenere risultati efficaci e duraturi.

Il Dott. Francesco Greco, Psicoterapeuta, Psicologo a Palermo offre un aiuto concreto per affrontare i disturbi alimentari, ma anche l’alimentazione incontrollata e la fame nervosa.
Il percorso terapeutico, strutturato in sedute settimanali, si rivolge alle pazienti che richiedono un intervento pratico ed efficace nei casi di bulimia nervosa, anoressia nervosa, binge eating disorder.
Il Dott. Francesco Greco riceve previo appuntamento presso Istituto Bowlby, Piazza Sant’Oliva 28 Palermo. Info e prenotazioni al 3922965686.


3 buoni motivi per provare a realizzare i tuoi sogni



di Francesco Greco

Al di là di tutti i buoni propositi più delle parole se vogliamo ottenere veramente qualcosa dobbiamo agire.
Forse con coraggio, con una certa dose di rischio arriva il momento in cui è necessario trasformare le parole in fatti.

1) Stare ad aspettare non serve a nulla. Pensare che le cose accadano da sole e che il miracolo avvenga senza la nostra personale iniziativa è un errore di base.
2) Lavora duramente. Studia e preparati. Rischia. Se é vero che i cambiamenti importanti non avvengono per caso, allora dobbiamo lavorare duramente per ottenere ciò che desideriamo. I progetti possono essere realizzati ma per far questo dobbiamo investire sulle nostre risorse personali, tutto questo necessiterà dei nostri sforzi.
3) Non avere timore. Avere paura di sbagliare è normale ma serve a poco: se ti muovi e fai una scelta potresti anche sbagliare e magari pentirtene. Ma se non fai nulla un giorno te ne pentirai comunque.
Decidere di muoversi e di cambiare richiede il più delle volte il nostro coraggio. E spesso la scelta più comoda è quella dell'immobilismo.
La paura paralizza e ci spinge a non muoverci, ma in futuro questo potrebbe tradursi in frustrazione e sensi di colpa.
Adesso hai tutto quello che ti serve per provarci, le opportunità sono proprio davanti ai tuoi occhi. Inizia, farai la scelta giusta.

CHI E’ FRANCESCO GRECO

Iscritto all’Ordine degli Psicologi della regione Sicilia con numero 3490A.
Ho studiato per diventare Psicologo presso l’Università degli Studi di Palermo e, dopo essermi formato come Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale presso l’Istituto Tolman sotto la supervisione clinica diretta da A. G. Durgoni, allievo di G. Liotti, sono andato “a bottega” frequentando il Dipartimento di Medicina dell’Istituto Mediterraneo per i Trapianti e Terapie ad Alta Specializzazione (ISMETT) di Palermo, FORMANDOMI DIRETTAMENTE SUL CAMPO nell’Unità di Psicologia Clinica.
Oltre all’attività clinica privata che esercito da anni nel mio studio di Bagheria e Palermo, svolgo attività ambulatoriale presso farmacie e parafarmacie che prevedono il servizio di consulenza psicologica. Ho collaborato con l'Azienda Sanitaria Locale ASL 6 presso il consultorio familiare di Santa Flavia (Pa) nell’ambito della prevenzione e del trattamento dei disturbi della sfera sessuale.
Ho scritto numerosi articoli per riviste cartacee, siti internet e giornali online. Attualmente curo la rubrica di psicologia del sito Bagheria News.

Il Dott. Francesco Greco, Psicologo e Psicoterapeuta riceve a Bagheria e Palermo
Telefono: 392 2965686


Perché fare del bene agli altri fa bene anche a noi stessi: la psicologia dell'altruismo

Aiutare chi è più sfortunato di noi dovrebbe sempre essere la nostra priorità, al di là del fatto che sotto Natale ci si senta tutti un po' più buoni: la solidarietà e la beneficenza dovrebbero essere fatte tutto l'anno, non solo per una questione di attenzione e partecipazione al sociale, ma anche perché aiutare le persone ed i bambini in difficoltà fa bene anche al nostro umore e alla nostra mente. Qualsiasi occasione, dunque, è buona per far stare bene chi non ha la possibilità di avere una famiglia con cui festeggiare, una scuola in cui studiare o una struttura medica che lo possa assistere: attraverso iniziative come ad esempio i regali solidali, che potremo acquistare tramite associazioni come la Lega del Filo d'Oro, avremo l'occasione per aiutare le persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali. E, al tempo stesso, faremo del bene anche a noi stessi: vediamo insieme per quale motivo aiutare gli altri fa bene anche a chi fa beneficenza.

Le ricerche pubblicate sulla BMC Public Health

Stando ad una serie di oltre 40 ricerche pubblicate e revisionate dalla nota rivista BMC Public Health, fare del bene aiuterebbe non solo i beneficiari del gesto, ma anche chi fa beneficenza. In questo lungo fascicolo di studi, infatti, si legge che la beneficenza aiuta a stare meglio con se stessi, alza il morale, cura e allontana lo stress e ci aiuta addirittura a vivere più a lungo.

Felicità edonica ed eudemonica

Questo è quello che sostiene, ad esempio, la psicologa americana Barbara Fredrikson: secondo la studiosa dell'Università della Carolina del Nord, la felicità sarebbe da distinguere in due tipologie: quella edonica e quella eudaimonica. La prima sarebbe il risultato del benessere personale, e dipenderebbe ad esempio dallo sport e dall'attività sessuale. La felicità eudaimonica, invece, dipenderebbe dal benessere di chi ci circonda: una caratteristica che, sempre secondo la Fredrikson, avrebbe un notevole influsso benefico anche sulla nostra salute. In altre parole, sarebbe il modo per spiegare scientificamente quel senso di completezza che proviamo quando siamo altruisti e facciamo del bene al prossimo. D'altronde è cosa risaputa che l'uomo, essendo un animale sociale, ottiene influssi positivi o negativi dallo stato di benessere dei membri del proprio gruppo.

La psicologia dell'altruismo

Esistono molti studi che testimoniano il bene che procura al nostro organismo fare della beneficenza o del sano volontariato. Si tratta di ricerche che partono dagli anni '80-'90 con Batson, e arrivano fino ai giorni nostri, appoggiate da studiosi del calibro di Suzanne Richards dell'Università inglese di Exeter. La cosiddetta psicologia dell'altruismo spingerebbe l'essere umano a ricercare, anche se a livello inconscio, il bene altrui per star bene in prima persona. Questo non significa che chi fa del bene lo fa esclusivamente per un tornaconto personale, anche se a conti fatti invisibile, ma che sicuramente ciò ha il suo peso nello spingere una persona di buon cuore a manifestare la sua attenzione verso il prossimo. Perché non fare un regalo al prossimo, quindi, per provare sulla nostra pelle questa affascinante teoria scientifica?


Uscire dalla propria confort zone per superare i disturbi psichici


I comportamenti protettivi e gli evitamenti giocano entrambi un ruolo fondamentale nel mantenimento della maggior parte dei disturbi psichici.
Nei disturbi d'ansia in particolare, evitare ciò che fa paura è una scelta che inizialmente viene percepita come la scelta migliore, ma in realtà è una delle cause principali dell'evolversi in senso peggiorativo del quadro clinico.
I comportamenti protettivi consistono in comportamenti particolari che hanno lo scopo di mantenere un certo benessere per il paziente. Anche in questo caso il comportamento protettivo alla lunga rafforza il disturbo psichico e rende più difficile potere superare i problemi.
I comportamenti protettivi e gli evitamenti possono essere riscontrati nella pratica clinica non solo nei disturbi d'ansia, ma anche come detto in precedenza in altri disturbi.
Ad esempio nell'ambito dei disturbi alimentari l'evitamento può consistere nel non pesarsi (soprattutto nei casi di bulimia nervosa), mentre un tipico comportamento protettivo concerne i continui check del corpo attraverso il sentirsi gonfia, la valutazione delle sporgenze addominali ma anche la messa in pratica della restrizione dietetica.

Dott. Francesco Greco
Psicologo Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale a Bagheria (Pa)

Acne e giovani: Il ruolo fondamentale della mamma nella corretta aderenza alla terapia

Presentati i dati della ricerca compiuta dall'Osservatorio VEDIAMOCICHIARA. 
Mancanza di informazione e rimedi improvvisati stimolano VediamociChiara,
 in collaborazione con l’Italian Acne Board e la partecipazione di Avantgarde, 
a realizzare una campagna di sensibilizzazione rivolta alle mamme e ai ragazzi.

Sono stati presentati al Palazzo delle Stelline di Milano i dati emersi dalla survey Acne e Giovani lanciata da VediamociChiara, il blog sulla salute e il benessere delle donne con una media di 200 mila utenti al mese, in collaborazione con l’Italian Acne Board, per fotografare il comportamento di genitori e figli riguardo all’acne nel nostro Paese.

Tra i relatori presenti la Dr.ssa Maria Luisa Barbarulo,  Coordinatrice del progetto VediamociChiara, la Dr.ssa Simona Tavecchio dell’Unità Operativa di Dermatologia, Università di Milano, il  Prof. Stefano Veraldi, Direttore della Scuola di Specializzazione in Dermatologia e Venerologia dell’Università di Milano e il Dr. Mauro Barbareschi del Dipartimento di Fisiopatologia Medica-Chirurgica e dei Trapianti, Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.

Tra le evidenze emerse dagli sconfortanti risultati della ricerca, le problematiche a confronto tra l’acne giovanile e quella della donna e le illustrazioni delle novità cosmeceutiche, ciò che si è univocamente sottolineato è che l’acne è una malattia molto sottovalutata. La terapia è troppo spesso affidata a persone non specializzate o al suggerimento di amici e, di conseguenza, le cure adottate dalle famiglie non solo non sono efficaci, ma tendono a prolungare in modo inutile, se non addirittura a peggiorare, il problema. E non vanno sottovalutate le conseguenze psicologiche dei ragazzi nella quotidiana vita di relazione, in gruppo o con l’altro sesso.

La ricerca ha prodotto quasi 2400 questionari di coppia con una parte delle domande destinate alle mamme e altre ai figli.

Tra i responsi più inattesi si segnalano - in una domanda a risposta multipla - lo smog e l’inquinamento come primaria causa dell’acne (78%), seguito dalla cattiva alimentazione (66%), a pari merito con gli accumuli di grasso sotto la pelle (66%), ma sono tristemente reali i pareri di chi sostiene che l’acne sia causata da un virus (18%).

Ancora più incredibile è la scelta della cura che abitualmente si adotta per migliorarla o combatterla: quasi il 20% privilegia la pulizia periodica dall’estetista e analogo risultato vale per la pillola contraccettiva, nel caso di ragazze; il 13% fa impacchi con il limone mentre circa il 12% sostiene che “passi da sola”. Solo l’8% porta il figlio dal dermatologo!

Questi dati sono coerenti con il fatto che quasi un quarto delle mamme intervistate ritiene che sia una patologia che sparisce col tempo e che si debba intervenire solo quando la situazione è molto grave (43%), o quando tutto ciò che è stato tentato non ha dato risultati (26%).
Quanto alle risposte dei ragazzi, oltre il 60% ha in classe da 1 a 5 compagni con l’acne, la maggior parte di loro ritiene che essa influisca negativamente sulla propria immagine (49%) e sulla vita sociale (61%) o che crei maggiori difficoltà ad essere accettati dall’altro sesso (97%).
L’informazione su cosa è l’acne e come porvi rimedio è condivisa dagli adolescenti  tra amici (32%) o cercata su internet (37%) – e in questo Yahoo Answer sembra farla da padrone. 
Di coloro che stanno curando la propria l’acne (il 65% del campione) solo il 20% segue una cura prescritta da un dermatologo, mentre ben il 29 % segue una cura data dall’estetista o dal farmacista.

Queste riflessioni hanno condotto VediamociChiara, in collaborazione con l’Italian Acne Board e la partecipazione di Avantgarde, a mettere a punto una campagna di sensibilizzazione e comunicazione che parta proprio dai genitori per far comprendere l’origine e l’entità del problema ed evitare, grazie all’aiuto di una corretta terapia prescritta dal dermatologo, anziché al classico  fai da te o disinteresse, conseguenze importanti sul viso, sul corpo e sulla qualità della vita dei ragazzi, oltre all’esclusione del soggetto con acne dal gruppo, in una società che privilegia sempre di più l’immagine.


Attenzione a quello che mangiamo, il cibo è come un farmaco

Il cibo che mangiamo è come un farmaco: ci può far star bene o può fare danno! Purtroppo dovremmo essere sicuri di ciò che mangiamo, dovremmo avere ben chiaro che quel prodotto è un prodotto fatto con ingredienti di qualità, che la filiera sia quella giusta ecc.
Ma avere queste certezze non è per niente facile, anzi. Olii contraffatti, carni avvelenate, edulcoranti e conservanti, grassi vegetali (vedi olio di palma) che fanno danni.

Il problema non è il cibo in se, il problema è la filiera di produzione e soprattutto i metodi di produzione industriale. Per difenderci dobbiamo ricercare i prodotti locali, non necessariamente biologici, ma comunque provare a chiedere in giro, a conoscere allevatori e produttori. Dobbiamo scovare i laboratori, i prodotti di nicchia. Al supermercato se si può e soprattutto per i nostri figli, meglio spendere qualcosa in più ma scegliere la qualità.

La diagnosi nel disturbo depressivo

I disturbi dell’umore comprendono in termini generali una vasta gamma di disturbi specifici, fra i quali, sicuramente tra i più noti, i disturbi depressivi e i disturbi bipolari, caratterizzati questi ultimi da episodi depressivi da un lato e maniacali dall’altro.
Durante un episodio depressivo maggiore caratteristico è l’umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno, diminuzione dell’interesse per le attività quotidiane, perdita di peso, insonnia o ipersonnia, faticabilità, autosvalutazione e sentimenti di colpa verso se stessi.
Normalmente la diagnosi avviene dopo una serie di consulti (assessment) il cui obiettivo è inquadrare correttamente la sintomatologia del paziente ed effettuare una corretta interpretazione sul caso. La diagnosi differenziale si basa appunto sulla codifica dei sintomi a partire dai colloqui individuali e dai risultati ottenuti attraverso la somministrazione di test specifici.
Alcuni questionari sono infatti molto affidabili e vantano una validità molto elevata sulla scorta di una vasta esperienza clinica.
Personalmente utilizzo un questionario che consente di ottenere un punteggio finale utile per effettuare una eventuale diagnosi di disturbo depressivo.
Come sottolineato più volte è molto importante che il paziente riesca a focalizzare l’attenzione sui propri pensieri, al fine di percepire da un lato quanto essi stessi siano collegati alle nostre emozioni e ai nostri comportamenti, e dall’altro quanto i pensieri possano poi essere modificati al fine di cambiare il modo di vedere le cose. Per un paziente depresso questo significa cambiare le proprie idee su di se e sul suo valore personale, migliorando l’autostima e l’interesse verso il suo mondo. Questo lavoro consente letteralmente di preparare la strada alla guarigione o comunque ad un sensibile miglioramento della qualità di vita.

Dott. Francesco Greco

Psicologo Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale a Bagheria (Pa)

Convegno Costruire salute, una nascita alla volta

Dopo gli appuntamenti in Veneto, l'ultimo importante appuntamento Italiano.
Per la prima volta in Calabria, una conferenza con Carlos GonzálezAlessandra Bortolottie Anna Domenica Mignuoli.
Il Convegno, proposto dal Movimento Italiano Psicologia Perinatale, ha lo scopo di affrontare i temi legati alla nascita, e in particolare alle prime relazioni tra genitori e figli, approfondendo la conoscenza della fisiologia per proteggere, promuovere e sostenere la salute perinatale:

Costruire salute, una nascita alla volta.
Un'occasione per confrontarsi e crescere.