Dieta, fame e sovrappeso. Un nuovo modo di rapportarsi col cibo - Seconda parte

05:18 Redazione 0 Comments

I soggetti con DCA (Disturbi del comportamento alimentare) hanno problemi di identità ed essa dipende dal peso e dalla forma corporea. Il valore personale è in parte collegato all'aspetto, così come il rapporto col cibo è connesso alla dimensione relazionale. Nell'anoressia i soggetti tendono a respingere tutti, mentre nelle bulimie le persone possono essere utilizzate e poi allontanate. Il cibo può essere poi uno spazio neutro necessario per tenere a bada i livelli di rabbia (come avviene per gli obesi). In questi casi il lavoro da fare è duplice. E' necessario recuperare l'identità personale e successivamente mettere i soggetti nella condizione di poter "riavvertire" i segnali biologici di fame e sazietà, intesa qui come uno stato legato al processo di assorbimento. Si capisce allora che la situazione è molto complessa, più di quanto possa apparire superficialmente, e che nel caso dei disturbi del comportamento alimentare è necessario lavorare sulle problematiche relazionali e sulle abilità sociali, passando attraverso una rieducazione del rapporto con il cibo. Il fatto che siano aumentate vertiginosamente alcune patologie croniche (compresi i problemi muscolo-scheletrici) dipende chiaramente anche dagli stili di vita individuali. E' assolutamente necessario allora migliorare la qualità della vita, prendersi cura di se (prevenzione, benessere), gestire il tempo assecondando ritmi più armoniosi, creando un nuovo spazio in cui l'agire individuale è anche agire collettivo, in un ottica di salute sociale. No allora a diete restrittive o improvvisate ma cambiamento del modo di pensare e di rapportarsi al cibo. Solo così i risultati raggiunti relativamente alla perdita di peso potranno essere mantenuti. Cosa è allora la fame? Essa è una forza positiva che ci permette di nutrirci responsabilmente, recuperando forze ed energie preziose. La fame non dovrebbe essere considerata alla stregua di un piacere sterile, o peggio ancora un contenitore utilizzato come ansiolitico, ripieno di emozioni negative e frustrazioni.Il rapporto col cibo deve essere quindi ripensato nell'ottica di un cammino da intraprendere, ove tutti noi siamo collegati l'un l'altro. Il nostro spazio, la nostra vita è connessa a una dimensione più grande. Questo senso di coerenza globale è universale, è il nesso e il nucleo centrale da cui ripartire.

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