Cos'è la disprassia?
In Rubriche - Intervista alla terapista
Cos'è la disprassia?
La Disprassia Evolutiva viene definita la "difficoltà a rappresentarsi, programmare ed eseguire atti motori consecutivi, deputati e finalizzati ad un preciso scopo e obiettivo" (Sabbadini G, Sabbadini L.).
Sono due dunque le componenti del disturbo, una interessa gli aspetti di pianificazione e organizzazione mentale dell'azione mentre l'altra riguarda la realizzazione della stessa; possono essere compromesse entrambe (disprassia ideo-motoria) o solo una delle due.
E' importante sottolineare che il gesto da svolgere deve essere intenzionale, per cui ad esempio un bambino potrebbe non avere difficoltà ad alzare una gamba ma potrebbe non riuscire a calciare un pallone (azione che prevede comunque di sollevare una gamba ma deve essere pianificata in quanto ha un obiettivo).
Una caratteristica del soggetto con disprassia è l'acquisizione di strategie povere e stereotipate, con scarse soluzioni alternative e scarsa capacità di generalizzazione delle strategie funzionali.
Nei bambini in cui è colpito l'aspetto ideativo si notano una ridotta capacità di rappresentarsi l'oggetto su cui agire, difficoltà nell'ordinare in serie e coordinare i vari singoli movimenti in funzione di uno scopo, difficoltà nel prevedere un certo risultato o verificarne l'adeguatezza rispetto a quello atteso.
A livello diagnostico la disprassia è descritta sia nella classificazione ICD-10 sia nel manuale DSM-IV; la prima la denomina come "Disturbo Evolutivo Specifico della Funzione Motoria", il secondo come "Disturbo della Coordinazione Motoria".
Identificano comunque entrambi gli stessi sintomi: difficoltà nella coordinazione motoria globale e fine, nella coordinazione oculo-manuale e in quella bimanuale, difficoltà in compiti visuo-spaziali, presenza talvolta di segni neurologici sfumati, presenza talvolta di difficoltà scolastiche e problemi emotivo-comportamentali. Tali caratteristiche devono comparire in soggetti che non presentano deficit neurosensoriali (ad esempio cecità) e neuromotori (ad esempio paralisi cerebrali) nè ritardo mentale.
La causa ancora non è stata definita con certezza, si ipotizza che sia rilevante una componente genetica in quanto sicuramente è presente un'evidente familiarità; nella metà dei casi ci sono stati problemi durante la gravidanza o il parto oppure condizioni di prematurità/postmaturità.
Ma come si presenta un bambino disprattico? Il bambino disprattico è innanzitutto un bambino intelligente che pertanto si frustra e si vergogna, spesso deriso. Può capitare che gli cadano gli oggetti dalle mani, non è bravo a imitare nè a imparare dai propri errori, è distratto, sembra svogliato e pigro, ha difficoltà a tenere in ordine il proprio materiale scolastico.
E' importante non sottovalutare il senso di inadeguatezza e la scarsa autostima che si ripercuotono poi nei rapporti con gli altri. Azioni che possono sembrare semplici sono invece complesse per un bambino disprattico che dovrà apprendere "artificialmente" ciò che gli altri hanno appreso con naturalezza.
Le difficoltà prassiche hanno un alto margine di modificabilità pertanto è fondamentale una presa in carico precoce e tempestiva. Lo scopo del trattamento è di favorire maggiori autonomie e un buon adattamento di risposta alle richieste ambientali; il Terapista della Neuro e Psicomotricità perseguirà tali obiettivi mediante attività specifiche, ponendo attenzione sia agli aspetti ideativi, scomponendo il compito e guidando il bambino, sia agli aspetti esecutivi procedendo gradualmente da attività semplici ad altre sempre più complesse.
Approfondiremo la riabilitazione della disprassia nel prossimo articolo.
Sono due dunque le componenti del disturbo, una interessa gli aspetti di pianificazione e organizzazione mentale dell'azione mentre l'altra riguarda la realizzazione della stessa; possono essere compromesse entrambe (disprassia ideo-motoria) o solo una delle due.
E' importante sottolineare che il gesto da svolgere deve essere intenzionale, per cui ad esempio un bambino potrebbe non avere difficoltà ad alzare una gamba ma potrebbe non riuscire a calciare un pallone (azione che prevede comunque di sollevare una gamba ma deve essere pianificata in quanto ha un obiettivo).
Una caratteristica del soggetto con disprassia è l'acquisizione di strategie povere e stereotipate, con scarse soluzioni alternative e scarsa capacità di generalizzazione delle strategie funzionali.
Nei bambini in cui è colpito l'aspetto ideativo si notano una ridotta capacità di rappresentarsi l'oggetto su cui agire, difficoltà nell'ordinare in serie e coordinare i vari singoli movimenti in funzione di uno scopo, difficoltà nel prevedere un certo risultato o verificarne l'adeguatezza rispetto a quello atteso.
A livello diagnostico la disprassia è descritta sia nella classificazione ICD-10 sia nel manuale DSM-IV; la prima la denomina come "Disturbo Evolutivo Specifico della Funzione Motoria", il secondo come "Disturbo della Coordinazione Motoria".
Identificano comunque entrambi gli stessi sintomi: difficoltà nella coordinazione motoria globale e fine, nella coordinazione oculo-manuale e in quella bimanuale, difficoltà in compiti visuo-spaziali, presenza talvolta di segni neurologici sfumati, presenza talvolta di difficoltà scolastiche e problemi emotivo-comportamentali. Tali caratteristiche devono comparire in soggetti che non presentano deficit neurosensoriali (ad esempio cecità) e neuromotori (ad esempio paralisi cerebrali) nè ritardo mentale.
La causa ancora non è stata definita con certezza, si ipotizza che sia rilevante una componente genetica in quanto sicuramente è presente un'evidente familiarità; nella metà dei casi ci sono stati problemi durante la gravidanza o il parto oppure condizioni di prematurità/postmaturità.
Ma come si presenta un bambino disprattico? Il bambino disprattico è innanzitutto un bambino intelligente che pertanto si frustra e si vergogna, spesso deriso. Può capitare che gli cadano gli oggetti dalle mani, non è bravo a imitare nè a imparare dai propri errori, è distratto, sembra svogliato e pigro, ha difficoltà a tenere in ordine il proprio materiale scolastico.
E' importante non sottovalutare il senso di inadeguatezza e la scarsa autostima che si ripercuotono poi nei rapporti con gli altri. Azioni che possono sembrare semplici sono invece complesse per un bambino disprattico che dovrà apprendere "artificialmente" ciò che gli altri hanno appreso con naturalezza.
Le difficoltà prassiche hanno un alto margine di modificabilità pertanto è fondamentale una presa in carico precoce e tempestiva. Lo scopo del trattamento è di favorire maggiori autonomie e un buon adattamento di risposta alle richieste ambientali; il Terapista della Neuro e Psicomotricità perseguirà tali obiettivi mediante attività specifiche, ponendo attenzione sia agli aspetti ideativi, scomponendo il compito e guidando il bambino, sia agli aspetti esecutivi procedendo gradualmente da attività semplici ad altre sempre più complesse.
Approfondiremo la riabilitazione della disprassia nel prossimo articolo.
Intervista alla terapista: Il mio lavoro di Terapista dell'Età Evolutiva ha come oggetto il bambino. Questo è però inserito in una "rete" in cui i protagonisti sono in genere la famiglia e la scuola; è proprio dalle persone appartenenti a queste due categorie che mi piovono addosso una miriade di domande. Ho pensato quindi che potrebbe essere interessante condividere i dubbi di genitori e insegnanti e le risposte che diamo noi professionisti facenti parte dell'equipe.
Floriana Boffo: Mi chiamo Floriana Boffo, sono una Terapista della Neuropsicomotricità dell'Età Evolutiva. Ho conseguito la laurea a Roma presso l'Università La Sapienza con votazione di 110/110 e lode nel 2007 e da allora ho lavorato e lavoro tuttora in centri di riabilitazione convenzionati e privati dove valuto e tratto bambini con Disturbi dello Sviluppo. Ho conseguito un Master di primo livello in "Disturbi dell'Apprendimento Scolastico" e partecipato alla stesura delle linee guida sul trattamento dell'autismo presso l'istituto Superiore di sanità. Mi aggiorno costantemente tramite corsi e convegni sugli argomenti di maggiore interesse per la mia professione. Nel 2012 con alcuni colleghi ho aperto uno studio privato a Roma "Riabilitazione Monteverde". Sito web: www.riabilitazionemonteverde.com mail: floriana.boffo@gmail.com
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