La valutazione psicologica per i trapianti d’organo - Terza parte
(Continua dalla seconda parte) Bisogna inoltre far comprendere al paziente che questo momento non ha solo un valore valutativo, ma in realtà rappresenta un vero e proprio momento di confronto, grazie al quale può ricevere adeguate informazioni e può avere ben chiari quelli che sono i potenziali rischi del trapianto (o della donazione).
Durante il colloquio vengono infatti fornite tali informazioni per verificare che il paziente possa decidere liberamente evitando eventuali coercizioni.
Nodo centrale dell'analisi psicologica rimane comunque la valutazione dell'eventuale presenza di psicopatologia, compresi i disturbi di personalità (asse II del DSM) e il ritardo mentale.
Una psicosi florida ad esempio, soprattutto se non compensata neanche dalla terapia farmacologica, rappresenta una controindicazione assoluta al trapianto e quindi all'inserimento in lista d'attesa. Anche una situazione di abuso e/o dipendenza da sostanze rappresenta una controindicazione assoluta.
Altre situazioni invece, con un quadro diagnostico meno grave possono essere considerate controindicazioni relative, in quanto è possibile lavorare sul paziente. avvalendosi di psicoterapia cognitivo-comportamentale unita magari alla terapia farmacologica.
Il lavoro dello psicologo non si esaurisce nel momento in cui avviene l'intervento chirurgico.
Il paziente viene infatti seguito per tutto l'iter, compresa anche la fase post-operatoria (follow-up) ove vengono messi in atto interventi di supporto e un monitoraggio per rilevare l'eventuale insorgenza di problematiche post-trapianto.
Spesso la terapia immunosoppressiva necessaria (l'utilizzo dei farmaci immunosoppressivi consente di raggiungere una tolleranza immunitaria e di ovviare alle problematiche legate al rigetto) può essere associata a un peggioramento del tono dell'umore, irritabilità o ansia.
L'intero processo di valutazione, che comprende la fase pre trapianto e quella successiva all'intervento, può essere considerato come un vero e proprio piano di trattamento individuale, che persegue l'obiettivo finale di migliorare la qualità della vita del soggetto (QOL).
La qualità del lavoro svolto è fondamentale quindi per scongiurare conseguenze significative per lo stato di salute futuro del paziente.
Ridurre i fattori di rischio psicologico è un punto chiave per il successo del trapianto a lungo termine. Leggi la Prima parte dell’articolo. Clicca qui
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