Bambini davanti alla televisione: iperattività ed errati modelli educativi
Probabilmente non abbiamo idea del tempo reale impiegato dai nostri bambini davanti alla televisione, un dato che peraltro è aumentato fortemente proprio negli ultimi anni.
Guardare la tv è un comportamento che occupa uno spazio primario del tempo libero dei bambini, tanto che psicologi, pediatri e pedagogisti hanno cominciato a porsi (per la verità già da un po’ di tempo) numerosi interrogativi riguardo agli effetti di tale abitudine sullo sviluppo del piccolo, soprattutto per quel che concerne le capacità cognitive e relazionali.
Più della metà dei bambini di età scolare guarda la televisione già al mattino, mentre fa colazione, ma il dato più preoccupante riguarda il tempo impiegato: pare che uno su dieci guardi la tv per più di 5 ore al giorno e sembra che questo possa avere un forte impatto per lo sviluppo del pensiero del bambino. E' troppo, anche alla luce di alcuni dati oggi disponibili.
Vi sarebbero infatti alcune interessanti relazioni tra il tempo passato davanti alla tv e la possibilità di avere bambini iperattivi, con una aumentata diagnosi di ADHD.
Tale correlazione risulterebbe tanto maggiore quanto più elevata l’esposizione davanti alla tv (più di tre ore al giorno).
Questo avverrebbe per un duplice motivo. Da un lato, una alterazione del normale sviluppo cerebrale sarebbe imputabile al continuo e veloce flusso di immagini subite passivamente dai bambini, tale da non potere essere correttamente assimilato.
L'abitudine a guardare la tv per molto tempo, appresa fin da piccoli, sarebbe causa inoltre di una difficoltà a concentrarsi per eseguire compiti specifici e prestabiliti.
Anche i contenuti, relativi cioè a quello che i bambini guardano, non sono da trascurare, anzi. Le continue scene di violenza a cui assistiamo quotidianamente non fanno altro che trasmettere modelli errati, basati sulla violenza, sull'intolleranza e sul non rispetto reciproco, in una sorta di palcoscenico ove conta solo l'apparire e l'appagamento dei propri bisogni, senza esclusione di colpi, anche a scapito dei diritti altrui.
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