DIFFICOLTA’/ RITARDO O DISTURBO?

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In Rubriche - Parole capovolte

DIFFICOLTA’/ RITARDO O DISTURBO?

I bambini con disturbi specifici dell’apprendimento possono incontrare, nel loro percorso di apprendimento scolastico, delle difficoltà nei processi di automatizzazione della lettura, della scrittura o del calcolo. L’incidenza dei casi appare maggiore nei paesi che hanno un sistema di scrittura più complesso, irregolare e non trasparente, come ad esempio la lingua inglese.
Nonostante un livello intellettivo nella norma, la capacità di questi bambini di apprendere i codici alfabetici e numerici resta limitata, ciò significa che quasi tutti i bambini interessati da dsa riescono ad apprendere, ma in modo non automatizzato rispetto ai loro compagni e con maggiori difficoltà. L’espressività di questi disturbi procede verso un graduale miglioramento del quadro funzionale, che può essere accelerato da interventi riabilitativi tempestivi e mirati.
Occorre però distinguere tra le difficoltà che un bambino può incontrate nel corso del suo sviluppo, dai disturbi conclamati veri e propri, che vanno a costituire una nicchia di diversi livelli di difficoltà e ritardi incatenati tra di loro.
A questo punto è necessario porre chiarezza riguardo i termini disturbo e difficoltà, dal momento che spesso sono usati in modo interscambiabile anche se nettamente differenti.
Il disturbo è innato, è resistente all’intervento e all’automatizzazione dei processi; mentre le difficoltà o i ritardi non sono innati ma acquisiti, sono modificabili con interventi didattici mirati e sono automatizzabili, anche se con tempi dilatati rispetto ad altri bambini della stessa età.
Infatti affinché si possa diagnosticare un disturbo si devono manifestare queste tre caratteristiche contemporaneamente. Per difficoltà si intende pertanto una prestazione da parte di uno studente inferiore ai livelli attesi per scolarità ed età esaminata con la somministrazione di prove standardizzate, si parla invece di disturbo specifico dell’apprendimento nel caso in cui si verifica la presenza di un deficit vero e proprio accertato con prove standardizzate.
Quindi il disturbo è una condizione innata, cioè i bambini hanno delle caratteristiche neurofunzionali specifiche fin dalla nascita. Da molteplici evidenze si può ipotizzare che un disturbo specifico dell’apprendimento sia l’espressione di una particolare organizzazione funzionale già presente dalla nascita che però trova la sua espressività maggiore quando il bambino si trova davanti ai compiti di lettura, scrittura e calcolo, mentre, una difficoltà o un ritardo di apprendimento possono comparire in tutte le fasi dell’apprendimento di queste abilità, anche eventualmente dopo un avvio regolare.
Se il disturbo ha una base neurofunzionale precisa, per modificarla saranno richieste esercitazioni o attività mirate con una frequenza e una durata prestabilita. Se invece la modificabilità del problema cambia velocemente con adattamenti didattici non si trattava di un disturbo neurobiologico innato e pertanto resistente agli interventi.
Per quanto riguarda i dsa, non ci sono dubbi che essi derivino da una condizione innata, e non sono quindi solo delle difficoltà che tutti possiamo incontrare nella corso della crescita personale, sono inoltre situazioni croniche, per cui quasi sempre le difficoltà resistono all’intervento riabilitativo e all’automatizzazione dei processi. Sono pertanto escluse le patologie di apprendimento acquisite.
Noi clinici dobbiamo:
• Ricostruire la storia clinica del bambino e l’evoluzione degli apprendimenti o delle prime tappe di acquisizione del linguaggio, delle competenze fonologiche, percettive e numeriche avendo ben chiaro l’evoluzione nel tempo;
• Procedere alla raccolta dell’anamnesi familiare e valutare i prerequisiti o gli apprendimenti e infine costruire un piano di intervento appropriato al bambino che abbiamo di fronte.


Parole capovolte: Questa rubrica nasce con l’obiettivo di approfondire le tematiche inerenti la psicologia scolastica e di rispondere a problematiche che riguardano maggiormente tutta la fascia dei minori in età scolare e prescolare.
La rubrica non vuole fornire soluzioni complete e dare risposte esaustive. L’intento è quello di creare un momento per fermarci a riflettere insieme e creare nuovi modi di rispondere ai problemi. Le informazioni e le risposte fornite dall’esperta hanno carattere generale e non sono da intendersi come sostitutive di una regolare consulenza professionale.


Melania Chiacchiari Melania Chiacchiari è una Psicologa. Ha conseguito il Master Universitario di II livello in “Difficoltà e Disturbi dell’Apprendimento scolastico: Prevenzione, Diagnosi E Trattamento”.
Ha svolto numerose attività di volontariato presso vari enti pubblici e privati; ha collaborato con la ASL 02 Abruzzo, Lanciano- Vasto- Chieti e con il Consultorio Familiare di Isernia.
Attualmente svolge attività clinica in alcuni studi associati. Svolge inoltre attività di formazione, consulenze, sviluppo e potenziamento di abilità e valutazione diagnostica.



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