Come viene percepito il proprio corpo dai bambini?

08:10 Redazione 0 Comments


In Rubriche - Intervista alla terapista

Come viene percepito il proprio corpo dai bambini?

Secondo la teoria di Jean Piaget, psicologo e pedagogista svizzero, lo sviluppo cognitivo del bambino procede per stadi caratterizzati da diverse e specifiche modalità d'apprendimento. Pertanto anche l'evoluzione della percezione dello schema corporeo attraversa delle fasi di sviluppo.
Tra i tre e i sei anni inizia la presa di coscienza del proprio corpo, l'attenzione viene spostata dal mondo esterno a dentro di sè. Le informazioni sensoriali vengono integrate e processate in modo sempre più raffinato e ciò favorisce una conoscenza più approfondita di se stessi e degli oggetti che ci circondano.
Prima viene "scoperto" l'asse trasversale (il sopra e il sotto), poi quello sagittale (il davanti e il dietro), infine quello longitudinale (lato destro e lato sinistro). In una prima fase il bambino imparerà a individuare e a denominare su di sè le varie parti del corpo, poi sugli altri e poi a metterle in relazione tra loro ("sotto la testa c'è il collo"). Sarà inoltre in grado di identificare la sua parte dominante.
Verso i sei/sette anni l'immagine del proprio corpo è il frutto dell'elaborazione delle informazioni visive, di quelle tattili, di quelle cinestesiche (legate al movimento), dunque il proprio corpo viene messo in relazione con lo spazio. La rappresentazione mentale del corpo è dunque ora più precisa e porta a nuove competenze sul piano motorio; ad esempio il bambino è in grado di dissociare i movimenti delle varie parti del corpo e di controllare il tono muscolare e la respirazione.
Dai nove anni il soggetto ha una raffinata immagine mentale del movimento che dovrà eseguire in quanto aggiunge alle informazioni che già riceveva e controllava bene negli anni precedenti le informazioni propriocettive.
In questa tappa il ragazzo si organizza l'ambiente che lo circonda non più in relazione solo al suo corpo ma anche in considerazione dei rapporti tra gli elementi dello spazio esterno a lui. E' in questo periodo che il bambino può accedere ai giochi di gruppo, proprio perché riesce a orientarsi rispetto agli altri e rispetto allo spazio esterno.


Intervista alla terapista: Il mio lavoro di Terapista dell'Età Evolutiva ha come oggetto il bambino. Questo è però inserito in una "rete" in cui i protagonisti sono in genere la famiglia e la scuola; è proprio dalle persone appartenenti a queste due categorie che mi piovono addosso una miriade di domande. Ho pensato quindi che potrebbe essere interessante condividere i dubbi di genitori e insegnanti e le risposte che diamo noi professionisti facenti parte dell'equipe.


Floriana Boffo: Mi chiamo Floriana Boffo, sono una Terapista della Neuropsicomotricità dell'Età Evolutiva. Ho conseguito la laurea a Roma presso l'Università La Sapienza con votazione di 110/110 e lode nel 2007 e da allora ho lavorato e lavoro tuttora in centri di riabilitazione convenzionati e privati dove valuto e tratto bambini con Disturbi dello Sviluppo. Ho conseguito un Master di primo livello in "Disturbi dell'Apprendimento Scolastico" e partecipato alla stesura delle linee guida sul trattamento dell'autismo presso l'istituto Superiore di sanità. Mi aggiorno costantemente tramite corsi e convegni sugli argomenti di maggiore interesse per la mia professione. Nel 2012 con alcuni colleghi ho aperto uno studio privato a Roma "Riabilitazione Monteverde".



Per rimanere sempre aggiornato metti like alla nostra pagina Facebook

Se anche a te piacerebbe curare una rubrica su Psicologia e Salute invia un breve curriculum e la descrizione della tua proposta scrivendo a latuapsicologia@gmail.com

0 commenti: