Vestire il benessere

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Vestire il benessere

di Gaia Vicenzi

Tra le variabili che incidono con più peso nel determinare il benessere soggettivo e la qualità di vita percepita vi è sicuramente la presenza delle relazioni sociali nel costellare la propria vita.
Perché il rapporto con gli altri non sia fonte di disagio ma una fonte di ricchezza è necessario possedere delle abilità sociali che aiutino a gestire il complicato e prospero mondo delle relazioni interpersonali.
Le competenze sociali sono rappresentate dalla capacità di comportarsi e comunicare agli altri senza difficoltà, con la percezione di riuscire ad esprimere il proprio punto di vista e i propri bisogni, confidando nel potere di vivere la vita in modo autonomo, facendo affidamento sulle proprie risorse ma sapendo anche di poter chiedere aiuto nel contesto di appartenenza.
Nel 1984 l’economista Bourdieu ha identificato che ognuno di noi ha a disposizione tre forme di capitale: quello economico (i beni che possediamo), quello culturale (quello che sappiamo) e quello sociale, ovvero quello basato sulla rete di relazioni che abbiamo creato.
Perché il capitale sociale sia ricco, quindi, occorre possedere buone competenze sociali. Come fare? Di certo molto è stato detto sulle abilità assertive e sull’importanza del possedere adeguati mezzi comunicativi. Oltre a questi, tra gli strumenti che una persona ha a disposizione per entrare in relazione efficace con gli altri vi sono sicuramente gli abiti: l’abbigliamento “agisce come uno dei maggiori sistemi simbolici che comunicano informazioni sulla nostra identità e sulle nostre relazioni sociali” (Coskuner e Sandikci, 2004). Quindi, l’abbigliamento gioca un ruolo più o meno considerevole nel determinare la qualità dei rapporti che si vanno a creare quando lo si indossa.
E’ per questo che credo sia utile pensare che non si possa disgiungere lo stile del proprio abbigliamento dal concetto di “abilità sociale”.
Il 24 e 25 ottobre si terrà a Milano la prima edizione di formazione intensiva volta a coniugare i principi della psicologia con i principi della moda. L’obiettivo del seminario, organizzato da Co.Moda.Mente (www.co-moda-mente.com) è quello di portare le figure professionali, soprattutto quelle in cui è richiesto di entrare in relazione con gli altri, a riflettere sull’importanza dell’abito nella professione. Inoltre, il seminario – attraverso le competenze di una consulente di immagine e una visita in atelier- vuole poter fornire le indicazioni utili a trovare l’abito giusto per chi lo indossa.
Come dice Storm (1987), “l’abito è essenzialmente in modo in cui noi appariamo”, non solo agli altri ma anche a noi stessi: per McCracken e Roth (1989) “il vestito comunica non solo come vogliamo che gli altri ci vedano ma anche come ci vediamo noi”.
Sono numerose le ricerche che dimostrano come gli abiti influenzino le risposte comportamentali di chi interagisce con noi. Una delle prime, ormai diventata un pezzo di storia della psicologia, è quella condotta dal 1961 da Milgram in cui, per dimostrare quanto un’autorità possa indurre dei soggetti ad eseguire degli ordini, per conferire potere all’autorità si utilizzò semplicemente un camice.
Sono altrettanto numerose le evidenze a sostegno dell’idea che gli abiti influenzino i comportamenti e le emozioni di chi li indossa. Galinsky e Hajo (2012) hanno identificato il costrutto dell’enclothed cognition, ovvero il fenomeno per il quale, nell’indossare un determinato abito, i processi cognitivi si allineano con l’esperienza fisica di avere uno specifico abbigliamento. Per esempio, un gruppo di persone a cui era stato chiesto di mettere un camice da medico erano state molto più precise nell’esecuzione di un compito attentivo rispetto a quanto lo fosse un gruppo di persone a cui era stato dato un camice da pittore.
Inoltre, appena si indossa un abito, questo può influenzare l’umore. Già negli anni ’60 si era pensato ad un progetto di “fashion therapy” all’interno di un ospedale americano: i pazienti a cui era stato chiesto di non indossare il pigiama ma di curare il proprio look avevano avuto un miglioramento nel proprio stato di salute.
Quindi, se impariamo ad indossare abiti che ci aiutino a sentirci adeguati ai nostri occhi e anche agli occhi degli altri, le nostre competenze sociali e lavorative riusciranno ad esprimersi in modo fluido nella relazione con gli altri, aumentando così il nostro capitale sociale e, con esso, la nostra autostima e il nostro benessere.

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