Breve panoramica sui disturbi specifici dell’apprendimento scolastico

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In Rubriche - Parole capovolte

Breve panoramica sui disturbi specifici dell’apprendimento scolastico

Le difficoltà di apprendimento in età evolutiva sono suddivisibili in disturbi specifici dell’apprendimento e disturbi non specifici dell’apprendimento, questi ultimi si riferiscono ad una disabilità ad acquisire nuove conoscenze e competenze non limitata ad uno o più settori specifici delle competenze scolastiche, ma estesa a più settori.
Il ritardo mentale, il livello cognitivo borderline, l’ADHD, l’autismo ad alto funzionamento, i disturbi d’ansia e alcuni quadri distimici sono solo alcune delle categorie diagnostiche che causano o potrebbero causare disturbi non specifici di apprendimento.
I disturbi specifici e le difficoltà dell’apprendimento sono, in ambito pediatrico, delle problematiche frequenti e molto rilevanti, infatti, recenti ricerche riportano un’incidenza del disturbo specifico dell’apprendimento stimata intorno al 4 %, e nello specifico si colloca tra il 2,5 e il 3,5 della popolazione in età evolutiva per la lingua italiana.
I bambini con disturbi specifici dell’apprendimento possono incontrare, nel loro percorso di apprendimento scolastico, delle difficoltà nei processi di automatizzazione della lettura, della scrittura o del calcolo. L’incidenza dei casi appare maggiore nei paesi che hanno un sistema di scrittura più complesso, irregolare e non trasparente, come ad esempio la lingua inglese.
Accanto alle difficoltà legate puramente all’apprendere, l’alunno sviluppa e porta con sé, un vissuto di insuccessi con risvolti emotivi e motivazionali importanti. Appare chiaro che la presenza di un DSA non incide solo sull’apprendimento del bambino, ma anche sul suo benessere generale, infatti il bambino spesso tende a sviluppare stili di attribuzione poco funzionali, se non addirittura dannosi per una buona strutturazione dell’idea di sé e della propria autostima.
E’ necessario a questo punto distinguere tra diversi tipi di prognosi: la prognosi intesa come evoluzione a distanza della difficoltà di lettura, la prognosi come possibilità di sviluppare un disturbo mentale, la prognosi come possibilità di avanzare nella carriera scolastica ed infine la prognosi come capacità di reddito sviluppata in età adulta. In sintesi esiste la prognosi del disturbo e la prognosi psico-sociale.
L’evoluzione delle difficoltà o dei disturbi è infatti influenzata da: dalla gravità del dsa e dalla tempestività e adeguatezza degli interventi, dal livello cognitivo e metacognitivo, dall’ampiezza delle compromissioni neuropsicologiche, dall’associazione di difficoltà nelle tre aree, dalla presenza di comorbilità psichiatrica e dal tipo di compliance ambientale.
Tuttavia si può dire che i fattori predittivi per una evoluzione favorevole sono: un quoziente intellettivo superiore a 75, ed uno scarto tra età cronologica ed età di lettura inferiore a due anni, diagnosi alla fine della seconda classe elementare, trattamento tempestivo ed idoneo, livello cognitivo superiore alla media, assenza di comorbilità psichiatrica. Mentre per una prognosi sfavorevole sono dei segni predittivi negativi: disturbi di apprendimento medio-grave, presenza di deficit multipli neuropsicologici, comorbilità psichiatrica, diagnosi tardiva, bassa velocità di lettura, trattamento inadeguato, fattori multipli di vulnerabilità come un ambiente familiare non ottimale.
Un importante fattore di protezione per i bambini con DSA è la precocità della diagnosi per le maggiori potenzialità che l’intervento riabilitativo può assumere quando si agisce per tempo. Secondo molti studi longitudinali infatti l’individuazione e l’intervento precoce giocano un ruolo positivo nel determinare l’evoluzione dei DSA e il complessivo sviluppo affettivo e cognitivo dei bambini con tali problematiche.
I dsa, nelle loro diverse espressioni fanno parte della più ampia gamma di Disordini Evolutivi che possono manifestarsi nell’acquisizione delle abilità linguistiche, nell’apprendimento e nello sviluppo cognitivo.
Questi disturbi specifici dello sviluppo riguardano cioè, quelle affezioni, nel senso di alterazioni funzionali che coinvolgono il linguaggio, (disturbi del linguaggio), la lettura (decodifica e comprensione del testo), la scrittura, (ortografia ed espressione del testo), il calcolo e le tappe motorie, (disturbo di coordinazione motoria), le abilità attentive, l’interazione sociale e possono manifestarsi in modo isolato o combinato.
Per dsa dunque si intende un’alterazione di una particolare funzione, in relazione a un rischio di disagio globale dell’individuo, alla manifestazione di sintomi specifici di sofferenza psicologica e a problematiche di adattamento del contesto della vita quotidiana. La funzione alterata può interessare una o più domini specifici, intesi come sistemi separati anche se altamente interattivi tra loro. Dunque si può affermare che i disturbi evolutivi specifici di apprendimento sono dei disturbi delle abilità scolastiche, di tipo settoriale, che riguardano difficoltà specifiche della lettura, scrittura e del calcolo in presenza di un intelligenza nella norma.
L’espressività del disturbo come già precedentemente affermato si modifica in relazione al livello di compromissione dell’abilità e dell’età dell’alunno.
I dsa comprendono:
1. Dislessia: specifico disturbo della velocità e correttezza di lettura, intesa come abilità di decodifica del testo;
2. Disgrafia: specifica difficoltà nella realizzazione dei grafemi, intesa come un disturbo della grafia, nel senso di abilità grafo-motoria;
3. Disortografia: specifico disturbo nella correttezza della scrittura (processo di trascrizione tra fonologia e rappresentazione grafemica della parola), è un disturbo della scrittura inteso come l’abilità di codifica fonologica e competenza ortografica;
4. Discalculia: specifico disturbo delle abilità aritmetiche, inteso come una debolezza nella strutturazione delle componenti di cognizione numerica (intelligenza numerica basale, meccanismi di quantificazione), e/o difficoltà nelle procedure esecutive (lettura, scrittura, messa in colonna dei numeri) e/o difficoltà nel calcolo, ovvero quella difficoltà di comprendere e operare con i numeri.
In sintesi nei dsa rientrano: dislessia: disturbo di lettura, Disortografia e disgrafia: disturbo della scrittura dal punto di vista costruttivo ed esecutivo, discalculia: disturbo del calcolo.
I termini equivalenti sono dunque:
Dislessia - disturbo specifico di lettura; Disortografia - disturbo specifico della compitazione; Disgrafia, - disturbo specifico della grafia; Discalculia - disturbo specifico delle abilità aritmetiche;
Nonostante un livello intellettivo nella norma, la capacità di questi bambini di apprendere i codici alfabetici e numerici resta limitata, ciò significa che quasi tutti i bambini interessati da dsa riescono ad apprendere, ma in modo non automatizzato rispetto ai loro compagni e con maggiori difficoltà.
L’espressività di questi disturbi procede verso un graduale miglioramento del quadro funzionale, che può essere accelerato da interventi riabilitativi tempestivi e mirati.
I riferimenti internazionali utilizzati nella definizione e classificazione dei dsa sono:
ICD-10 –F81 disturbi specifici delle abilità scolastiche DSM IV TR -315 disturbi di apprendimento
Sia il DSM IV, che L’ICD-10 prevedono anche una categoria residua di dsa denominata categoria residua del capitolo dei disturbi specifici di apprendimento, e va applicata solo quando viene esclusa la presenza di una eziologia tra quelle che notoriamente possono incidere negativamente sull’apprendimento e che possa giustificare in altro modo il quadro clinico.
Acronimo dsa, questo è dunque un disturbo cronico, la cui espressività si modifica in relazione all’età e alle richieste ambientali, nel senso che queste difficoltà si manifestano con caratteristiche diverse nel corso della crescita del bambino e delle fasi di apprendimento scolastico.
La sua prevalenza appare maggiore nella scuola primaria e secondaria di secondo grado. In linea generale le direttive diagnostiche sono:
-il disturbo non dipende dal Q.I.;
-il disturbo è presente fin dai primi anni di scuola;
-la qualità dell’insegnamento ricevuto appare adeguato;
-il grado di compromissione è significativo;
-il disturbo non dipende da deficit visivi, uditivi o neurologici.
Le disfunzioni neurobiologiche alla base dei disturbi interferiscono con il normale processo di acquisizione della lettura, della scrittura o del calcolo, e i fattori ambientali, rappresentati dalla scuola, dall’ambiente familiare e dal contesto sociale, si intrecciano con quelli neurobiologici e contribuiscono a determinare il fenotipo del disturbi e un maggiore o minore disadattamento.
Tuttavia, nonostante i progressi realizzati nell’ultimo decennio nel campo delle neuroscienze, non esistono per ora dei marker neurobiologici internazionalmente condivisi per queste diagnosi. Pertanto la diagnosi si basa su prove comportamentali, fondate su criteri convenzionalmente condivisi dalla comunità clinico-scientifica. In Italia questi criteri derivano dalla :
Consensus Conference del 2007; dalla loro revisione del PARCC del 2011; dalla Consensus Conference ISS 2010.
Si può porre una diagnosi di dsa quando, a test standardizzati di lettura, scrittura e calcolo, il livello di una o più di queste competenze risulta di almeno due deviazioni standard inferiori risultati medi prevedibili, oppure l’età dell’abilità esaminata è inferiore di almeno due anni in rapporto all’età cronologica del soggetto e/o all’età mentale, misurata con test psicometrici standardizzati, nonostante una adeguata scolarizzazione.
Nel DSM IV sono inquadrate nell’asse i come disturbi di lettura , dell’espressione scritta e del calcolo. Nell’ICD -10 vengono invece inseriti all’interno dei disturbi dello sviluppo psicologico con il termine di Disturbi specifici delle abilità scolastiche, della compitazione, delle abilità aritmetiche e misto.


Parole capovolte: Questa rubrica nasce con l’obiettivo di approfondire le tematiche inerenti la psicologia scolastica e di rispondere a problematiche che riguardano maggiormente tutta la fascia dei minori in età scolare e prescolare.
La rubrica non vuole fornire soluzioni complete e dare risposte esaustive. L’intento è quello di creare un momento per fermarci a riflettere insieme e creare nuovi modi di rispondere ai problemi. Le informazioni e le risposte fornite dall’esperta hanno carattere generale e non sono da intendersi come sostitutive di una regolare consulenza professionale.


Melania Chiacchiari Melania Chiacchiari è una Psicologa. Ha conseguito il Master Universitario di II livello in “Difficoltà e Disturbi dell’Apprendimento scolastico: Prevenzione, Diagnosi E Trattamento”.
Ha svolto numerose attività di volontariato presso vari enti pubblici e privati; ha collaborato con la ASL 02 Abruzzo, Lanciano- Vasto- Chieti e con il Consultorio Familiare di Isernia.
Attualmente svolge attività clinica in alcuni studi associati. Svolge inoltre attività di formazione, consulenze, sviluppo e potenziamento di abilità e valutazione diagnostica.



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