Elaborazione del lutto e scelta per la donazione degli organi: l’importanza del supporto psicologico

07:10 Redazione 0 Comments

E’ possibile affermare con certezza che il lavoro svolto oggi dallo psicologo nell’ambito di una struttura sanitaria concerne aspetti di assoluta rilevanza e che le risorse e le energie in campo risultano ancora inadeguate per soddisfare le esigenze di una sanità che pone l’eccellenza come obiettivo primario. Considerando il lavoro di rete e di equipe come una base fondamentale da cui partire per offrire prestazioni sanitarie moderne e a “portata di paziente” si dovrebbe auspicare una presenza più capillare dei servizi di psicologia negli ospedali. Tuttavia la realtà attuale è di gran lunga ancora lontana da una situazione ideale. Anche tra il personale medico può mancare a volte la sensibilità nei confronti di queste problematiche. Affinché la strada della qualità possa essere intrapresa in modo decisivo è necessario che ci si renda conto una volta per tutte dell’importanza del supporto psicologico ai pazienti e ai loro familiari. Spesso questi ultimi sono lasciati soli nei reparti e possono dover gestire situazioni e/o eventi drammatici in assoluta solitudine, senza alcun conforto e supporto professionale e umano. All’Ismett si è sentita questa necessità diversi anni orsono e si è cercato di offrire un supporto a chi deve gestire situazioni altamente stressanti. I familiari che si trovano a dover affrontare la perdita del loro caro hanno il diritto di essere messi nella condizione di poter elaborare il lutto nel modo più adeguato possibile. Durante l’attività dell’ U.O. del servizio di Psicologia Clinica dell’Ismett si sono potute raccogliere le storie dei familiari che hanno descritto durante la permanenza in altre strutture sanitarie fatti e accadimenti personali tragici e che si sono trovati a dover gestire senza un opportuno supporto psicologico. E certo storie raccontate da genitori che hanno perso un figlio tragicamente e che si sono sentiti abbandonati dal personale medico nel momento in cui hanno appreso la notizia della perdita (con ovvie difficoltà nella elaborazione del lutto) non descrivono situazioni ottimali. Ciò è semmai allarmante. E’ necessario allora lavorare sul versante della sensibilità della relazione terapeutica. Non si può chiedere a bruciapelo a una madre che ha appena perso il figlio se intende donare gli organi, così come se si chiedesse la cosa più naturale del mondo e con una freddezza sconcertante. E’ necessario allora cominciare a lavorare in termini di complessità, nella direzione di una maggiore presenza di professionisti psicologi negli ospedali da un lato, e di una maggiore sensibilità e disponibilità empatica del personale medico dall’altro.

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