Sergio Marchionne a "Che tempo che fa". L’Italia non genera utili, ma certo non si devono abbandonare i lavoratori Italiani
Ieri sera c’è stata l’intervista a Sergio Marchionne, l’amministratore delegato di Fiat, una intervista che ho ascoltato e che inevitabilmente mi ha fatto riflettere su una serie di aspetti e situazioni che sono relative da un lato al nostro paese e dall’altro alle nuove logiche aziendali, spesso inevitabili, quasi costrette dalle spietate strategie di mercato e dalla concorrenza fra i prodotti e le nazioni.
Il punto è che si farebbe a meno dell’Italia, o meglio, a voler guardare esclusivamente ai ricavi, questi sono inesistenti per quel che concerne la produzione Italiana. Il problema è che dietro ai numeri ci stanno le persone, o meglio, gli operai e le loro famiglie.
Certo, devo ammettere, che negli ultimi tempi gli operai hanno perso un bel po’ della loro coscienza di classe e l’Italia e gli Italiani non siamo del tutto privi di colpe. Tuttavia non è possibile, in un ottica strategica di risanamento e di riposizionamento di una azienda come la Fiat, non tener conto della gestione di questi lavoratori. Non è possibile insomma abbandonarli, ne abbassarne i salari, ne modificare o stravolgere la contrattazione. Se si vuole un cambiamento questo deve essere graduale. La Fiat deve aumentare la produttività con gli operai Italiani, non abbandonare del tutto il paese. Mi sembra quasi un obbligo istituzionale. Del resto dopo decenni di contributi statali sarebbe il caso, e sarebbe il caso che produttività non generasse povertà e precarietà.
Pubblished online by Francesco Greco
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